La legge di iniziativa popolare lanciata da Beppe Grillo, che ha raccolto 350mila firme, non è ancora stata discussa. Il motivo? I condannati sono in entrambi gli schieramenti, così come i politici che hanno ampiamente superato il doppio mandato. Ecco qualche esempio.
“Dopo tre anni la proposta di legge di iniziativa popolare firmata da 350mila cittadini è ancora ferma in Commissione Affari Costituzionali del Senato. Se non verrà discussa entro la fine della legislatura, scadrà, in barba alla volontà popolare”. Per questo un nutrito gruppo di militanti del Movimento Cinque Stelle si è dato appuntamento questo pomeriggio davanti alla Camera dei Deputati, a Roma, per chiedere ai politici di mettere in agenda la discussione della proposta di legge “Parlamento Pulito".
Molti gli attivisti con scope e spazzoloni in mano, (proprio uno scopettone è il simbolo della campagna) e gli uomini “sandwich” con cartelli e foto dei parlamentari condannati in via definitiva: sono ben diciassette i pregiudicati (e circa ottanta quelli sotto inchiesta o che hanno usufruito di amnistia e prescrizione).
Tra i condannati, politici di tutti gli schieramenti: da Umberto Bossi (finanziamento illecito) a Giuseppe Ciarrapico (bancarotta fraudolenta); da Giorgio La Malfa (finanziamento illecito) ad Antonino Papania del Pd (abuso d’ufficio).
I militanti del movimento di Grillo, con indosso una tuta bianca, hanno raccolto fondi per autofinanziarsi (“a differenza dei partiti sovvenzionati dallo Stato” fanno notare) e hanno steso un’enorme bandiera tricolore con su scritto “Parlamento Pulito” davanti all’obelisco di Piazza Colonna.
La proposta “Parlamento Pulito” consta di tre soli articoli: no alla ricandidatura di condannati in via definitiva; limite di massimo due legislature per gli incarichi parlamentari e reintroduzione della preferenza diretta nelle legge elettorale.
Se quasi cento, come detto, sono i condannati e gli indagati, molto rilevanti appaiono i numeri di deputati e senatori che contano legislature multiple, in alcuni casi veri e propri incarichi a vita.
Nel 2008 il blog di Beppe Grillo ha indicato, per ogni parlamentare, il numero di legislature svolte. Estrapolando quei dati, si scopre che, oltre a veri e propri recordman (Andreotti, ora senatore a vita, ha sulle spalle 16 legislature; Emilio Colombo 14 e Mirko Tremaglia 11) ben 290, su un totale di 1045 parlamentari, hanno già svolto tre legislature o più. Altri 257, inoltre, sono già alla seconda alla legislatura per cui, in totale, se la legge “Parlamento Pulito” venisse approvata, 547 degli attuali parlamentari, ovvero più della metà, non potrebbero più ricandidarsi.
A beneficio di inventario va segnalato anche che i parlamentari che hanno fatto già dieci legislature sono tre; quelli che ne hanno fatte nove, sono due; cinque parlamentari ne hanno svolte otto – compreso Gianfranco Fini; sette parlamentari ne hanno svolte sette – compresi Massimo D’Alema e Anna Finocchiaro; dodici parlamentari ne hanno svolte sei – compresi Rutelli e La Russa; 58 parlamentari sono alla quinta legislatura e 77 parlamentari ne hanno già fatte quattro.
Coppia da guiness dei primati i coniugi Fassino: cinque legislature conta il marito Piero (ora candidato sindaco di Torino), sette la moglie Anna Serafini. Il calcolo è presto fatto: ci sono due cuori, una “capanna” e 12 legislature sotto lo stesso tetto.
Dati questi numeri, non c’è forse da stupirsi se le Camere non hanno nessuna intenzione di discutere una legge che segherebbe il ramo sopra al quale deputati e senatori sono seduti. C’è da chiedersi però se negare anche solo la discussione di una legge di “iniziativa popolare” che ha raccolto tanti consensi, non sia uno svilimento dello strumento di “democrazia diretta” previsto dalla nostra costituzione.
di Federico Mello
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