lunedì 18 aprile 2011

IL LATO B. DELLA POLITICA

Il Presidente del Consiglio che discetta oscenamente dei valori della famiglia e attacca presunti professori di sinistra, è lo stesso rappresentante del potere accusato di favoreggiamento della prostituzione minorile, è il personaggio pubblico divenuto famoso anche alle isole della Sonda, per il cosiddetto “bunga bunga”, ammiccamento sessuale di quart’ordine di questa versione – ridotta ormai a caricatura – del ricorrente vizio autoritario della nostra storia nazionale.

La famiglia tradizionale fondata sul matrimonio – per dirla con la stanca retorica della conferenza episcopale – è stata deturpata dalla pornografia televisiva che ha colpito al cuore
l’Italia negli ultimi trent’anni, e oggi la sua difesa è nelle mani dell’uomo che ha messo in scena nelle sue ville, ben oltre le responsabilità penali, grigi festini a luci rosse raccontati con
dettagli raccapriccianti e decisamente schifosi dalle sue giovani ospiti.

Ancora una volta, rapidamente, dobbiamo chiederci: perché lo fa? In breve, l’obiettivo è quello disperato di sempre: depistare un’opinione pubblica che in buona parte controlla, dai suoi innumerevoli guai personali, dal fatto che il Parlamento per varie settimane si è dovuto
occupare di leggi costruite su misura per lui. Tutto qui? Non solo.

L’assalto alla scuola pubblica è un vero punto strategico di questo governo, che trova sponde più o meno consapevoli in vasti settori ecclesiali e cattolici, ormai strutturalmente incapaci di alzare una barriera di fronte al dilagare degli assalti alla Costituzione. Su questa stessa linea si muovono, silenziosamente, cioè lasciando fare, ampie porzioni della borghesia che conta nel Paese, in fondo mai del tutto assuefatta all’idea di duna democrazia sociale compiuta.

Tuttavia, anche in quel campo, da ultimo, è cominciato il distacco dal sistema berlusconiano.

Emergono però altri aspetti. Il dibattersi del premier nei suoi guai, non è più l’agitarsi baldanzoso dell’uomo della provvidenza, è ormai chiaro anche a lui che i libri di storia di domani non parleranno di questi anni come di una palingenesi nazionalpopolare, ma di un periodo oscuro, segnato dalla personalità egocentrica di un personaggio privo di senso delle istituzioni, di qualsiasi cultura democratica, amico dei dittatori dell’oriente e del mondo arabo, divoratore dell’informazione libera, spalleggiato da uomini legati più o meno direttamente alla criminalità organizzata, e soprattutto incapace di fare fronte alla più grave crisi economico degli ultimi anni.

E qui sta un altro punto importante: il Presidente del Consiglio parla di professori e famiglie perché il fallimento sul piano economico e sociale, imprese e lavoratori per parlar chiaro, è ormai un dato di fatto inequivocabile che segna per sempre i suoi numerosi mandati al governo alla guida del Paese. Fra le macerie de L’Aquila e i liquami sversati nel mare della Costiera amalfitana da Bertolaso e company, la verità è ormai sotto gli occhi di un’opinione pubblica a lungo addormentata e succube.

La consapevolezza dei disastri rende il personaggio e la sua vasta corte, più feroce, più pronto a tutto, disposto a giocare ogni colpo di mano perché ormai è chiaro che non vi sarà nessuna redenzione pubblica e civile, nessuna incoronazione postuma: i libri di storia li dimenticheranno o diranno ciò che è realmente avvenuto. La storia, insomma, è già stata scritta.

Nei prossimi mesi si giocherà quindi una partita particolarmente dura, fatta di colpi bassi e attacchi alle istituzioni indipendenti. L’opposizione, finalmente, nelle ultime settimane, ha fatto il suo dovere in Parlamento, mentre le bugie leghiste cadono una a una nelca nale di Sicilia. Va infine detto che una parte grande del Paese non ha mai ceduto, questo è il vero dato di fatto storico con il quale le classi dirigenti dovranno fare i conti.

di Francesco Peloso

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