Segni di incuria e sporcizia, vie di fuga, percorsi biancheria sporca-pulita; intasamento e presenza di letti aggiunti o barelle in osservazione breve, tempi effettivi per il ricovero.
Sono questi alcuni dei principali aspetti che saranno monitorati oggi, in oltre 70 Pronto soccorso italiani, dai volontari del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva in collaborazione con i medici della Anaao-Assomed.
Il monitoraggio è promosso in occasione della V Giornata Europea dei diritti del malato, in corso in 20 dei 27 Paesi della Unione Europea, iniziativa di Cittadinanzattiva che ha ricevuto in Italia il patrocinio della Fondazione Chirurgo e Cittadino e il sostegno della Johnson & Johnson Medical. I risultati saranno presentati nel mese di giugno.
Il monitoraggio prenderà in esame molteplici aspetti, tra cui posti a sedere disponibili per l’attesa sufficienti per il numero di persone presenti, presenza del servizio di vigilanza e di un infermiere che supervisioni la situazione, ambulanze ferme per insufficienza di barelle.
Particolarmente rilevante sarà la mobilitazione nel Lazio, in cui saranno monitorati tutti i DEA presenti sul territorio regionale.
Un quadro allarmante sui Pronto soccorso è quello che emerge da una indagine conoscitiva promossa dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato nel 2008. Ad esempio, anche di fronte al sospetto di un possibile infarto, al Pronto Soccorso si può aspettare sino a 10 ore per la visita di un medico. In molte regioni si vive una situazione vicina al collasso con lunghe file negli ospedali e cittadini sempre più in difficoltà, dovuta all’aumento degli accessi fino ad arrivare a 30 milioni di richieste, senza il proporzionale e necessario aumento del personale.
I problemi maggiori sono al Centro Italia: Abruzzo, Lazio e Molise, al sud le maggiori carenze si riscontrano in Campania, Puglia e Sicilia.
In Abruzzo, i tempi massimi di attesa negli Eas (Pronto soccorso ad alta specialità) toccano i 450 minuti, ben 7 ore, mentre la media regionale si attesta intorno ai 240 minuti. Fra i maggiori problemi c’è in particolare l'assistenza per attacco cardiaco/infarto miocardico acuto: solo il 10% dei pazienti giunge in Unità di terapia intensiva coronarica entro le prime due ore, e un altro 30% impiega tra le due e le sei ore dall’inizio dell’evento acuto. Il tempo medio di attesa pre-intervento medico è di 200 minuti sul territorio nazionale, con picchi di 600 minuti, ossia dieci ore.
Un altro problema di forte carenza sono le Ambulanze e elisoccorso per il trasporto. “Le ambulanze stazionano troppo in Ospedale, sottraendo risorse al territorio”, si legge nel documento del Senato. Un tempo accettabile sarebbe intorno ai 30 minuti, ma per i Dea (Dipartimento emergenza sanitaria) la media in Liguria è di 46 minuti e in Sardegna di 60 minuti, mentre per i Pronto Soccorso ad alta specialità i tempi massimi “sono assurdi”, come nel Lazio, 127 minuti di attesa, o in Puglia, 154 minuti.
Fonte: www.cittadinanzattiva.it
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