“Mi impegno a non avere figli … a sottopormi al monitoraggio delle Autorità … e fornire i nomi dei miei partners sessuali e conviventi … ad accettare il confinamento in caso di epidemia infettiva…”
No, non è un romanzo di Huxley o di Orwell. E’ il testo che in Inghilterra doveva sottoscrivere chi aspirava ad un trapianto di organo di animale. Un progetto (poi fallito, per i troppi rischi che comportava) del quale ( ci auguriamo!) non deve essere stato informato il nostro Consiglio superiore di Sanità quando ha dato il via libera, nel Cremonese, all’allevamento di maiali transgenici per la produzione di organi da trapianto!
L’ottica industriale e miope, dei “pezzi di ricambio”, che assimila la materia vivente e anche il corpo umano alle macchine, riemerge ciclicamente in Italia per tentare il grande business degli Xenotrapianti. Ma il business non riesce mai a farsi strada per le seguenti non irrilevanti ragioni:
1) Dei numerosi tentativi fatti, nel corso di almeno due decenni, nessuno è riuscito. Tutti i trapiantati (come pure gli animali utilizzati come cavie) sono morti in seguito a terribili agonie.
2) Un unico xenotrapianto potrebbe scatenare gravi epidemie: come si desume dai provvedimenti del governo inglese citati all’inizio, i virus latenti nell’animale non sono individuabili prima del passaggio nella specie umana, quando con l’aiuto degli immunosoppressori (usati durante l’intervento per scongiurare il rigetto) ne viene stimolato il risveglio, acquistando nuova virulenza.
3) Per il paziente il pericolo va ben oltre quello del rigetto. Come spiega Thomas Starzl, chirurgo “padre” degli xenotrapianti, il paziente diventa “chimera post-operatoria” in quanto le cellule dell’animale si diffondono in tutto il suo corpo. Egli infrange, con la sua esistenza, la dichiarazione dell’Unesco sul genoma umano, che vieta la creazione di chimere umane.
4) Non è difficile immaginare i problemi etici che seguono:
a) quale sarà la nuova identità di questo essere umano?
b) quanti organi di animale si potranno introdurre nella stessa persona prima che essa perda i suoi diritti civili?
c) Esiste oppure non esiste (come sostengono alcuni scienziati) la barriera sangue-cervello? Quanti sono i geni umani che potranno essere introdotti nel maiale, nel tentativo di “umanizzarlo”, prima che esso pure si trasformi in chimera umana?
Delirio collettivo? Decidete voi. Uno studio della Novartis aveva calcolato che a fronte di un investimento di un miliardo di dollari fatto nel ’96, gli xenotrapianti avrebbero consentito un rientro di cinque miliardi di dollari annui intorno al 2010. Ciò non è avvenuto … e le suddette industrie, nonostante i costi eccessivi (che penalizzano i finanziamenti per altre malattie) rilanciano ciclicamente il progetto. Ma noi ci rifiutiamo ammalarci per poi diventare chimere umane al fine di salvare gli investimenti delle industrie biotech!
Vogliamo invece la tutela dei diritti umani e dei diritti degli animali per mezzo di una sana prevenzione e difesa dell’ambiente.
Vogliamo fare in modo che le scelte a vantaggio della vita e della salute umana prevalgano su quelle dettate dall’inarrestabile desiderio di profitto di alcune aziende transnazionali.
Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. +39.06.3220720, +39.335.8444949
E-mail: equivita@equivita.it, http://www.equivita.org/
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