domenica 15 maggio 2011

Rifiuti Napoli: un’altra serata di proteste e blocchi. E di miracoli neanche l’ombra

Questa non è altro che l’ennesima cronaca dell’ennesima rivolta che si è consumata a Napoli in questi ultimi giorni.

Da giorni la città è invasa da enormi cumuli di immondizia, usati, in questi ultimi giorni, come arma elettorale. Solite accuse e solite promesse (“Se vinciamo aboliamo la Tarsu” ha dichiarato il Premier Silvio Berlusconi venerdì alla Mostra d’Oltremare dove ha chiuso la campagna elettorale di Gianni Lettieri).

Corso Amedeo di Savoia, una lunga strada proseguimento di Santa Teresa degli Scalzi che unisce il centro di Napoli con Capodimonte. La Sanità è a due passi. La rivolta comincia all’ora di cena. L’unico suono che invade la strada è quello dei clacson di chi è rimasto bloccato e, avvicinandosi alla zona calda, si mescola al rumore di sacchetti calpestati.

I ragazzini giocano con l’immondizia, gettano sacchetti e urlano “’A monnezza, ‘a monnezza”, mentre le mamme, scope in mano, spazzano l’immondizia in mezzo alla strada. L’idea, la solita, è quella di non far passare nessuno, “e quando la tolgono da qui, andiamo più giù e la ributtiamo. Il popolo è stanco".

“Il popolo è stanco” è il leit motiv della serata. Mario, che vive proprio a due passi da lì lo ripete come un mantra. Due macchine della polizia delimitano l’area, in attesa dei camion che dovrebbero ripulire tutto. Ma questa arteria è bloccata. La gente protesta, fa inversione e va via. Qualcuno prova a passare sui marciapiedi e si becca gli improperi dei manifestanti e qualche sacchetto sull’auto, i motorini sfrecciano tra i sacchetti. Una fila di autobus di linea è parcheggiata in fila indiana: sono spenti, morti. Gli autisti si guardano e chiedono lumi sul da farsi: “Per ora aspettiamo” dicono sconsolati. Ogni tanto qualcuno sale sui cumuli di immondizia e getta qualche sacchetto per strada. Non esistono guanti né mascherine, l’unico strumento sono le mani nude e i sacchetti. I bambini, nel frattempo, continuano a urlare e qualcuno imita i grandi, in posa su una panchina ormai nascosta dai sacchetti.

Telecamere e flash si sprecano e sono lo strumento usato dai residenti per gridare la propria rabbia. Nasce qualche tensione che muore dopo poco. Il contendere è sempre quello, la politica. “Destra, sinistra, nun ce ne fotte niente, so’ tutti uguali”, dicono, ma le fazioni sono diverse, c’è chi se la prende con la Iervolino e chi gli ricorda che da un anno è la Regione, governata dal centrodestra con Caldoro, a essere responsabile della spazzatura.

La politica. Fra qualche ora si vota e senza dubbio non è una casualità. Anche Mario ce lo conferma, ma il problema principale, ci dice, è che “la spazzatura è aumentata del 70% e noi siamo invasi da topi animali vari. Ci siamo incontrati stasera e abbiamo deciso di ribellarci, perché la puzza invade le nostre case”. E la puzza è veramente nauseante.  

Probabilmente domani la strada sarà pulita, dopo settimane di immondizia a fare da decoro urbano. Il messaggio, però, sarà sempre lo stesso: per vedere la propria strada pulita bisogna alzare le barricate, fare casino, fare “ammuina”!

Non si sa dove mettere le tonnellate di immondizia che asfissiano Napoli e i sacchetti non scompaiono da soli. 

Di miracoli, insomma, nemmeno l’ombra...










di Francesco Raiola 

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