In Germania ha ucciso sei persone e ne ha infettate circa mille, tra casi accertati e sospetti. Il batterio responsabile si chiama Ehec, meglio noto con il nome di Escherichia coli, si diffonde prevalentemente attraverso le feci dei ruminanti (soprattutto bovini) e provoca la Sindrome emolitica uremica (Hus), una patologia che ha come primo sintomo la dissenteria emorragica. La notizia delle sei vittime è arrivata dalla stampa tedesca, anche se l'istituto berlinese Robert Koch per la salute pubblica si limita ancora a confermare solo due decessi.
L'allarme scattato in Germania ha mobilitato l'Ue e la Commissione europea ha comunicato agli Stati membri, attraverso il suo sistema di allerta rapida sugli alimenti, tutte le informazioni sull'epidemia scoppiata in Germania, ma che ha già fatto registrare casi (anche se in maniera minore) in altri sei Paesi europei: Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Austria, Svizzera e Olanda. Anche qui, pare che i contagi riguardino persone che erano state di recente in Germania.
Il giallo sui cetrioli spagnoli. L'Istituto di Igiene di Amburgo ha rintracciato il batterio in una partita di cetrioli provenienti da due aziende di agricoltura biologica di Almeria e Malaga. Ma sul caso si è aperto un giallo perché da una parte le autorità sanitarie di Madrid non hanno registrato alcun caso di contagio in Spagna; dall'altra, secondo il quotidiano tedesco Bild, uno dei quattro cetrioli esaminati dall'istituto di Amburgo e risultati contaminati proverrebbe dall'Olanda.
La Spagna si difende. "Non c'è alcuna prova che la contaminazione dei cetrioli provenienti dall'Andalusia si sia prodotta nel paese d'origine", dice il ministro spagnolo dell'Agricoltura, Rosa Aguilar. Javier Lopez, manager di una delle due aziende sospettate, va oltre: "Ho l'impressione che siamo un capro espiatorio – ha detto ai giornali – . l cetrioli in realtà sono caduti da un camion durante il trasporto in Germania, ma il cliente ha deciso di venderli comunque al mercato ortofrutticolo di Amburgo. Anche l'esecutivo Ue ipotizza che la contaminazione potrebbe essersi verificata nelle fasi di commercializzazione del prodotto.
La situazione in Italia. "In Italia il pericolo è limitato – dice Stefania Salmaso, direttore del Centro nazionale di epidemiologia dell'Istituto superiore di sanità – . Tuttavia abbiamo attivato la nostra rete di epidemiologia e sorveglianza. Qualsiasi caso sospetto verrà segnalato dalle strutture sanitarie al Registro nazionale della Hus e i campioni diagnostici saranno inviati al laboratorio nazionale di riferimento per E. Coli presso l'Istituto superiore di sanità". L'esperta aggiunge che non bisogna preccuparsi anche perché il quadro clinico provocato da questo particolare ceppo di Escherichia coli non è nuovo. "Sappiamo che queste infezioni colpiscono prevalentemente i bambini – spiega Salmaso – . In particolare il ceppo in questione produce la tossina Vtec O104, che generalmente 'vive' nell'istino dei ruminanti, ha il potere di danneggiare il funzionamento renale, provocando la gastroenterite emorragica. Il veicolo di infezione è orofecale".
Come cautelarsi. "Per proteggersi – spiega l'esperta – occorre seguire comuni norme igieniche come l'accurato lavaggio dei cibi da consumare crudi, evitando le contaminazioni tra cibi, e il lavaggio delle mani dopo l'utilizzo dei servizi igienici e prima della preparazione dei cibi". Bruxelles invece invita i cittadini dell'Ue che siano stati di recente in Germania a prestare attenzione a sintomi come diarrea con sangue e di conseguenza a consultare il proprio medico.
L'E. Coli in Italia. Tra il 1988 e il 2010 in Italia sono stati registrati complessivamente 710 casi di questa sindrome, con un tasso annuale medio di incidenza di 0,35 nuovi casi ogni 100mila abitanti in età pediatrica. I tassi più elevati si sono riscontrati nelle regioni del Nord: Valle d'Aosta (1,06), Veneto (0,57), Piemonte (0,55), Lombardia (0,52), Trentino e Bolzano (0,43). Al Centro-Sud, la regione con il tasso più elevato è stata la Campania (0,39).
di Adele Sarno
Tratto da: http://www.associazionedifesaconsumatori.it/
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