Via gli scontrini e le ricevute fiscali ad artigiani e commercianti.
A chiederlo è il segretario degli artigiani mestrini, Giuseppe Bortolussi.
La richiesta parte da una considerazione statistica: tra il 2001 ed il 2007, l’80% circa dei controlli eseguiti dalla Guardia di Finanza sulla emissione di scontrini e ricevute fiscali ha dato esito negativo. Vale a dire che baristi, fruttivendoli, idraulici, autoriparatori, falegnami, commercianti, etc., etc. - nonostante le campagne denigratorie che periodicamente subiscono - gli emettono regolarmente. Solo il 20% circa di queste categorie è incorso nelle sanzioni comminate dalle Fiamme Gialle. Nel 2008 e nel 2009, sempre secondo le statistiche estrapolate dai “Rapporti Annuali della Guardia di Finanza, conosciamo solo il numero assoluto dei controlli che hanno evidenziato dei rilievi positivi: dati pressoché in linea con quelli registrati negli anni precedenti. Da ciò, deduciamo che la positività sul totale dei controlli non dovrebbe essersi discostata dal dato medio registrato tra il 2001 ed il 2007 (cioè attorno al 20%).
“Con gli studi ormai a regime – prosegue Bortolussi – la valenza fiscale di questi strumenti non ha più senso, visto che i ricavi degli autonomi, e le conseguenti imposte e contributi da versare allo Stato, sono stabiliti a tavolino dall’Amministrazione finanziaria attraverso gli studi di settore. Visto che in queste ultime settimane il ministro Tremonti è intervenuto opportunamente contro l’oppressione fiscale a carico delle imprese, riteniamo sia il caso che si attivi anche per l’abolizione di scontrini e ricevute”.
Una proposta, ricordano dalla CGIA di Mestre, che era stata al centro di un accordo fatto nel lontano 1996 tra il Governo di allora e le categorie economiche degli artigiani, dei commercianti e dei piccoli imprenditori.
“Intesa – conclude Bortolussi - che prevedeva il superamento della valenza fiscale dello scontrino e della ricevuta una volta che gli studi di settore fossero stati introdotti e applicati a tutte le categorie. A distanza di 15 anni, e con gli studi ormai a regime, questo impegno, purtroppo, non è stato ancora mantenuto.”
Fonte: http://www.cgiamestre.com
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