“L’enorme copertura da parte dei media data al terremoto di Haiti e l’enorme mobilitazione di fondi e organizzazioni umanitarie, non si è tramutata in una risposta immediata nella gestione dell’epidemia di colera esplosa sull’isola a ottobre”, dichiara Kostas Moschochoritis, Direttore Generale di MSF Italia.
Emergenze dimenticate ed emergenze mediatizzate è il tema del nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere pubblicato oggi. Il settimo rapporto sulle “Crisi dimenticate”, curato dall’Osservatorio di Pavia, ha quest’anno come specifico focus “Haiti e Pakistan: due crisi a confronto nei TG italiani ed europei”. Le popolazioni di questi due paesi, come è noto, hanno subito due emergenze umanitarie enormi che, dal punto di vista della copertura mediatica, mostrano però alcune differenze.
Nel 2010 i TG italiani di Rai e Mediaset nelle edizioni serali del prime time, hanno dato ampia visibilità al devastante terremoto di Haiti in 456 servizi. Alla catastrofe del terremoto di gennaio è seguita poi, a ottobre, una devastante epidemia di colera che però non ha goduto della stessa attenzione, nonostante abbia causato (fra ottobre 2010 e febbraio 2011) 4.670 vittime e 249.937 casi accertati. I servizi che riportano la notizia dell’epidemia di colera nei TG sono in tutto 17. Di contro, in quel periodo i TG hanno dedicato 867 servizi al delitto di Avetrana.
“L’enorme copertura da parte dei media data al terremoto di Haiti e l’enorme mobilitazione di fondi e organizzazioni umanitarie non si sono tramutate in una risposta immediata nella gestione dell’epidemia di colera esplosa sull’isola a ottobre”, dichiara Kostas Moschochoritis, Direttore Generale di MSF Italia.
Uno dei protagonisti del 2010 è stato ancora una volta il ‘grande caldo’ in Italia che ha goduto di 347 servizi durante i tre mesi estivi, come agosto, il periodo in cui si sono verificate le alluvioni in Pakistan (1.700 vittime, 20 milioni le persone colpite, 3.2 milioni di sfollati e 1.6 milioni le case distrutte o danneggiate). La tragedia è stata raccontata in 88 notizie, quasi tutte concentrate nel mese di agosto, poi i riflettori si sono spenti già dal mese di settembre. Tra l’altro, le alluvioni in Pakistan difficilmente hanno aperto i notiziari o meritato un titolo, a differenza di quanto accaduto nei primi giorni dopo il terremoto di Haiti, e i servizi si collocavano soprattutto oltre la quinta notizia all’interno della scaletta dei TG.
Per la prima volta il rapporto di MSF include anche un’analisi dell’Osservatorio di Pavia sui principali TG di quattro televisioni pubbliche straniere (Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna). Il trend dei TG stranieri è simile a quello italiano e i dati evidenziano come i servizi sul Pakistan siano più presenti nell’agenda della TV inglese, mentre quelli sulle vicende haitiane lo siano nei notiziari prime time spagnoli e francesi.
Il nuovo scenario del 2011 sta moltiplicando le crisi umanitarie. Ci riferiamo al Nordafrica, con la Libia e la Tunisia in particolare (dove MSF è presente dai primi giorni della crisi), ma anche ad alcuni altri paesi che stanno attraversando un escalation di violenza a danno dei civili. Come la Costa d’Avorio e il Bahrain, contesti che non vedono la stessa attenzione da parte dei media, nonostante le pesanti ripercussioni sulla vita e la salute delle persone.
In Costa D’Avorio, soprattutto nella città di Abidjan e nell’ovest del paese, i combattimenti hanno causato continui sfollamenti della popolazione. Da dicembre, le équipe di MSF lavorano per fornire assistenza medica di base nelle strutture abbandonate dal personale sanitario locale, dove mancano le scorte mediche. L’accesso alle cure per i feriti presenta pesanti restrizioni anche in Bahrain: gli ospedali e i centri sanitari non sono più luoghi sicuri per malati e feriti, ma luoghi di cui avere paura perché utilizzati come ‘esche’ per identificare e arrestare coloro che vi si recano in cerca di cure mediche.
"Chiediamo ai media di continuare ad “accendere i riflettori” proprio su paesi come la Costa D’Avorio e il Bahrain, perché l’oblio dei mezzi di informazione rende invisibile la sofferenza di intere popolazioni e ostacola ulteriormente l’avvio di possibili soluzioni a questi drammi”, conclude Kostas Moschochoritis.
Fonte: www.medicisenzafrontiere.it
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