Da tempo i Carabinieri dei NAS sono impegnati, d'intesa con il Ministero della Salute, nella salvaguardia della sicurezza alimentare nel settore zootecnico.
Con l'approssimarsi del periodo pasquale, il Reparto Analisi del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS) ha elaborato uno studio nel comparto degli allevamenti avicoli e, in particolare, nel settore della produzione e commercializzazione delle uova, ponendo in evidenza possibili situazioni di rischio per la salute nelle aziende di allevamento di galline ovaiole.
Il particolare settore zootecnico ha una significativa dimensione economica con circa 400 milioni di capi di galline ovaiole allevate nel territorio U.E., una produzione approssimativa di oltre 6 milioni di tonnellate di uova, di cui circa 700.000 provenienti dagli stabilimenti italiani. La normativa di origine comunitaria, recepita dal legislatore italiano, stabilisce una serie di requisiti minimi per assicurare il benessere delle galline ovaiole tra cui le dimensioni delle gabbie in cui le stesse devono essere allevate - almeno 550 o 600 cm2 per ciascun animale, a seconda del tipo di gabbia utilizzato - modalità, quest'ultima, che sarà peraltro vietata a partire dal gennaio 2012, con la conseguente impossibilità anche di commercializzazione delle uova prodotte con sistemi di allevamento non conformi alla direttiva 1999/74/CE. Le norme comunitarie, pertanto, tendono a regolare la densità di galline ovaiole nei singoli allevamenti ed il loro rispetto non è fine al solo benessere animale ma anche a quello dell'utente finale, il cittadino. Le condizioni igieniche ed ambientali di stress fisico sono deleterie per il mantenimento di buone condizioni di salute dei capi avicoli, richiedendo un uso intensivo di farmaci antibiotici. Tali trattamenti presentano il rischio di determinare cessione di sostanze farmacologiche alle uova e, quindi all'uomo, con intensificazione di forme di antibiotico-resistenza da parte di microorganismi causa di malattie umane*. La resistenza agli antibiotici, ovvero la loro inefficacia terapeutica, può essere sviluppata anche tramite il consumo alimentare di carne, pesce, latte e uova, contenenti forme antibiotico-resistenti di batteri selezionati da un abuso di medicinali negli allevamenti e nelle industrie (OMS - World Health Day 2011).
Proprio in ragione delle potenziali conseguenze dovute a carenze nella conduzione degli allevamenti avicoli, è stato predisposto un piano di controllo di 13 diverse strutture di allevamento di galline ovaiole presenti nelle Regioni del Centro - Nord.
Le verifiche compiute hanno determinato il sequestro di oltre 1.100.000 capi avicoli detenuti in stato di sovraffollamento all'interno di gabbie o comunque con modalità irregolari. Le violazioni più gravi sono state accertate in due allevamenti in cui il fenomeno dell'eccedenza di capi per singola gabbia era più significativo: a fronte di un'autorizzazione per la detenzione di 650.000 animali, infatti, risultavano presenti 300.000 capi in più, ovvero un'eccedenza fino a quasi il 50% che comportava uno stato di sofferenza agli animali, non garantendogli la naturale capacità di movimento, di apertura alare, di accesso a cibo e acqua, costringendoli a situazioni di inevitabile schiacciamento e conseguenti forme di reazione violente tra gli stessi. Nei medesimi siti sono stati inoltre riscontrati: deiezioni delle galline presenti nelle gabbie superiori su quelle inferiori, con compromissione dello stato igienico-sanitario dell'allevamento; scarsa ventilazione ed un'illuminazione insufficiente da far ricorrere il personale operante all'uso di torce per procedere alle verifiche; avicoli morti; detenzione di farmaci veterinari in luoghi non autorizzati.
I Carabinieri del Reparto Analisi, supportati dai veterinari delle competenti ASL, ritenendo che tali elementi integrassero il reato di "maltrattamento di animali" di cui all'art. 544-ter del codice penale, hanno operato il sequestro penale delle strutture interessate e degli animali, richiedendo contestualmente il ripristino delle condizioni di regolare stabulazione degli animali.
Ulteriori situazioni di sovrappopolamento avicolo sono state rilevate in altri allevamenti ma in forme tali da prevedere contestazioni di tipo amministrativo tra cui il sequestro di ulteriori 110.000 galline e oltre 30.000 uova detenute in carente stato igienico-sanitario, nonché prive di documentazione attestante la provenienza. Anche in questi casi sono state interessate le Autorità Sanitarie per ristabilire il limite di capi previsto dalle rispettive autorizzazioni.
Gli esiti dell'attività ispettiva hanno evidenziato che, per ragioni commerciali, gli allevamenti operavano in regime di sovrappopolamento avicolo, a scapito del benessere degli animali e con possibili ripercussioni sulla genuinità delle uova destinate al consumo umano.
* un parere congiunto ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), EMEA (European Medicines Agency), EFSA (European Food Safety Authority) e SCENHIR (Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks) sulla antibiotico-resistenza relativamente alle infezioni trasmesse all'uomo dagli alimenti e dagli animali (zoonosi) riferisce che la resistenza agli antimicrobici è incrementata, rendendo più difficile trattare alcune malattie umane ed animali. Il parere ribadisce la raccomandazione di un uso prudente degli antimicrobici negli animali, auspicando la formazione di veterinari ed allevatori sulle strategie per minimizzare la resistenza antimicrobica. EFSA Journal 2009; 7(11):1372.
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