lunedì 2 maggio 2011

SOGNO DI UNA NOTTE DI PIENA GUARDIA OVVERO LA SANITÀ CHE VORREI

Sono di guardia questa notte. Il telefonino di reperibilità è sul letto profumato di lenzuola pulite, al mio fianco, in attesa di chiamate dal pronto soccorso o da altri reparti. Un pensiero vola ai miei due bimbi, che ho lasciato con il cuore stretto in una morsa a casa, insieme al papà. Ma la malinconia se ne va quando penso che, contro ogni probabilità, sono riuscita a portare a termine due gravidanze senza rischio di licenziamento, a stare a casa con i miei piccoli tutto il tempo necessario, senza pericolo di ritorsioni o vendette da parte dei colleghi o del primario. Li ho avuti tardi, ma ho preferito aspettare che la società si risvegliasse da un incubo, prima di generare due creature sole e una madre depressa, licenziata o sottoposta a mobbing per la propria naturale voglia di maternità. 

È giovedì. Cavoli, mi capitano sempre guardie il giorno in cui c’è Annozero. E per fortuna che c’è e c’è sempre stato Annozero, a tutelare il nostro diritto all’informazione, a svegliare le coscienze, a smuoverci da un pericoloso e malato torpore.

È giovedì notte, quindi domani e nel week end sarò di riposo. Grazie al cielo sono state abolite quelle turnazioni deliranti per cui lavoravi non stop giorni e notti di fila, per poi tornare a casa e lanciarti insonnolita contro un platano.

Ora sì che si lavora bene.  Gli ospedali, tanto per cominciare, non sono più “aziende” ospedaliere, non devono più produrre un utile, perché il vero utile è (ed è sempre stato) la salute del paziente. Non il bilancio, il fatturato e le mazzette alle mafie. È stata operata una pulizia radicale a partire dai vertici: non più politici a capo delle strutture sanitarie, solo tecnici, medici e amministrativi. Non ci sono più 5 portaborse (con annessi uffici di lusso rifiniti in radica) per ogni direttore, non ci sono più 15 settori amministrativi che si suddividono lo stesso compito in modo ridondante e dispendioso. I concorsi avvengono regolarmente (non ogni 10 anni) e le assunzioni vengono moderate da collegi disciplinari esterni che valutano le reali competenze del candidato, compresi primari e dirigenti. Ora a capo delle unità operative ci sono solo medici in possesso di un curriculum scientifico (non accademico) di tutto rispetto. Una carriera o un appoggio politico o di lobby o massonico sono elementi che pregiudicano largamente l’accesso a qualsiasi tipo di concorso. 

I medici giovani hanno avuto la possibilità di scardinare il vecchio modus vivendi e operandi: basta con i “figli d’arte”, basta con la tolleranza verso i soprusi pur di lavorare, basta con l’accanimento verso il meno arrivista, basta con i furti dei progetti di ricerca, basta con gli spintoni nei fossi bui dai quali si esce solo con il licenziamento. Basta mobbing, basta burn out. La vecchia guardia, purtroppo, è rimasta segnata dai decenni di medioevo sanitario e molti non ce l’hanno fatta: sono ancora carichi d’odio, diffidenti e rimpiangono il passato. Si spera che con il prossimo pensionamento riescano a ricostruire la vita che hanno perso in queste stanze.      

I turni sono equi, i riposi adeguati e vige un rapporto di piena e serena collaborazione tra professionisti soddisfatti che hanno come unico obiettivo quello di migliorare il servizio al malato. Gli infermieri sono altrettanto tutelati e la motivazione è alta. Si lavora in squadra e un sistema di controllo sicuro e super partes premia il merito e l’efficienza: chi è svogliato, demotivato o gestisce male pazienti e personale viene sottoposto, medico, infermiere, primario o ausiliario che sia, a una valutazione disciplinare.

I pronto soccorsi non sono più dei gironi infernali: i malati sono seguiti meglio anche dai medici di base (dopo la riforma a loro favore) e ci pensano due volte prima di andare in pronto soccorso. Solo per reale emergenza. I pazienti si fidano e si affidano a noi medici, in una relazione dignitosa, suggellata da reciproco rispetto. Nonostante l’aspettativa di vita della popolazione generale si sia allungata, si è ritrovato, grazie a seminari, incontri e congressi aperti al pubblico, il senso della realtà, il senso della caducità della vita (prima o poi) e si sono ridimensionati approcci aggressivi e irrispettosi verso malati oggettivamente irrecuperabili. Internet è sempre meno usato per cercare malattie, appigli o miracoli: l’informazione avviene tramite figure e canali istituzionali che tutelano il pazienti dagli inganni o le illusioni generati dalle favole delle case farmaceutiche o dalla perversione di sadici internauti che diffondono notizie false destinate a persone disperate in cerca di una luce. Per questa serie di enormi e splendidi cambiamenti anche le cause sono in drastica discesa; la medicina difensiva (che stava per affossare la sanità pubblica, data la quantità immane di costosissimi esami chiesti solo come tutela legale) è solo un lontano, nauseabondo ricordo.

Ho potuto constatare con mano, da paziente, il reale cambiamento in atto e, per la prima volta in vita mia, sono uscita dall’ospedale con un senso di tranquillità.

Beep, beep… il cicalino… mi ero assopita… Ma dove sono le lenzuola profumate? Cos’è questo divano puzzolente? Il cicalino! Sì? Sei pazienti da vedere? Ma sono le quattro di notte! Solo per “tutela”? Arrivo…

Prima di alzarmi e dirigermi verso l’incubo, leggo il messaggio che mio marito mi ha inviato mentre dormivo: “Ciao amore, probabilmente lavori, per cui non ti disturbo. Sono quasi quattro giorni che quasi non ci vediamo per questi maledetti turni. Mi manchi da morire. Io e Billa (che stasera ha conosciuto un nuovo amico, il cane della villetta in fondo alla via) ci sentiamo soli senza di te. Un bacio… Ah, e domani mattina, mi raccomando, vai piano in auto! Lo sai che dopo l’ultimo incidente sono terrorizzato quando torni dalla notte. Ma quando avrai un lavoro decente? Ti amo”.

di Betty Bradshaw

Nessun commento:

Posta un commento