venerdì 10 dicembre 2010

AFGHANISTAN: BAMBINI SCAPPANO DA UNA MORTE CERTA E SI RIFUGIANO IN EUROPA.

"Viaggiatori invisibili": così si intitola il dossier presentato in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’uomo dalla Fondazione L’Albero della Vita che rivela allarmanti cifre sul fenomeno dei minori afghani in fuga da un paese tormentato da oltre un trentennio di guerre che si rifugiano in Europa

Nel 2009 sono stati oltre 5.900 i minori afghani che hanno cercato rifugio in Europa, contro i 3.380 del 2008. Sul totale dei minori richiedenti asilo nel Vecchio continente, il 45% proveniva dall’Afganistan. In Italia nel 2008 hanno fatto richiesta d’asilo 429 minori afghani non accompagnati da genitori o parenti, una cifra pari al 50% di tutti i minorenni richiedenti asilo nel nostro Paese.  
Sono solo alcune delle allarmanti cifre denunciate nel dossierViaggiatori Invisibili”, presentato in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’uomo dalla Fondazione L’Albero della Vita, Onlus impegnata da oltre 13 anni sul delicato fronte del disagio minorile, e dedicato al fenomeno dei minori profughi afghani non accompagnati, in fuga da un paese tormentato da oltre un trentennio di guerre.

In Afganistan nel 2009 oltre 1.050 bambini sono rimasti uccisi dalla guerra e circa 200 mila sono rimasti feriti o disabili permanenti. L’Afganistan è il secondo paese al mondo per tasso di mortalità infantile: ben 199 bambini su mille muoiono prima di compiere 5 anni.

Ogni anno in Europa – afferma il Direttore Generale de L’Albero della Vita Maurizio Montesanoarrivano migliaia di ragazzi afghani, molti dei quali passano per il nostro Paese: un intero popolo di minori in movimento a cui non può essere negato l’inalienabile diritto a una vita migliore. È’ sempre più necessario definire ed attuare in tempi rapidi un sistema comune di asilo europeo, ricordando come già nel 2008 la Commissione Europea abbia pubblicato la Comunicazione Piano strategico sull’asilo”.

In Italia, dove nell’ultimo biennio il numero dei minori afghani richiedenti asilo è aumentato di oltre il 155%, i giovani profughi non accompagnati sono per lo più maschi di età compresa tra i 15 e i 17 anni. La loro presenza è diffusa in tutta la penisola, con prevalenza nell’Italia centrale, in particolare nelle Marche dove rappresentano l’83% dei minori stranieri richiedenti asilo, e nel Lazio (82% circa). Al terzo posto per presenze (70%) il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia-Romagna e la Puglia.

Numeri significativi, destinati a crescere se alle presenze “ufficiali” si aggiungono, soprattutto nelle città metropolitane, i minori non accompagnati che risiedono, senza registrazione, in attesa di spostarsi altrove: si tratta dei cosiddetti “viaggiatori invisibili”, giovani profughi afgani che approdano in Italia dopo lunghi e pericolosi viaggi attraverso la Turchia e la Grecia. Non ci sono numeri certi, ma si può parlare senza dubbio di diverse centinaia di minori transitati nel corso di un anno.

L’Italia rappresenta un paese di transito per la maggioranza dei minori afghani non accompagnati, che arrivati dalla Grecia nascosti in camion o container, sbarcano soprattutto nei porti di Bari, Ancona e Venezia, da dove cercano di raggiungere Roma per incontrare altri connazionali e trovare informazioni sulle tappe successive del viaggio.

Nella grande maggioranza dei casi, circa i due terzi, sono i famigliari (padre, madre o lo zio materno) a spingere i ragazzi a partire. La principale motivazione di una decisione spesso condivisa e sempre sofferta è la necessità di lasciare un contesto di grave rischio e disagio, dove i diritti fondamentali dei minori (dall’istruzione alle cure sanitarie) sono sistematicamente violati.

Ma anche il lungo viaggio e la permanenza in Europa comportano gravi rischi per i ragazzi migranti, che in balia dei trafficanti sono sottoposti durante il viaggio a condizioni inumane: dai lunghissimi tragitti sul fondo dei camion a estenuanti marce in montagna, dove i più deboli vengono addirittura lasciati morire lungo il percorso per non rallentare il cammino.

Al trauma della separazione dai famigliari si aggiungono i pericoli legati al traffico di minori a scopo di sfruttamento lavorativo, accattonaggio e prostituzione. Le reti dei trafficanti attivi in Afghanistan sono coinvolte anche nel trasporto di minori afghani verso l’Europa.


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