martedì 26 ottobre 2010

Cassazione: no foglio di via a genitori immigrati irregolari

Con la Sentenza n. 21799/2010 la Corte di Cassazione ha nuovamente preso in considerazione la controversa condizione dei genitori privi di permesso di minori stranieri presenti nel territorio italiano.Nell'interesse dei minori stranieri, la Cassazione, con l'autorevole parere delle Sezioni Unite, abbassa considerevolmente il rischio di espulsione per i genitori immigrati 'irregolari' che, d'ora in poi, se riceveranno il foglio di via per aver commesso reati o per mancanza di documenti, difficilmente potranno essere rimpatriati. Infatti la Suprema Corte - pur tenendo presente l'esigenza di protezione della sicurezza interna - ha a cuore anche la tutela dei bambini immigrati ai quali deve essere evitato il trauma del distacco dai genitori e quello dello sradicamento dal nostro Paese dove stanno crescendo. Questa propensione era già emersa in due recenti sentenze che non avevano peró evitato dei 'dietrofront': per fare chiarezza gli 'ermellini' si sono riuniti nel massimo consesso.



Cosí la Suprema Corte - con la sentenza 21799, salutata con molto favore da 'Save the Children' e dall'Arci - ha accolto il ricorso di una madre africana condannata per sfruttamento della prostituzione e per questo raggiunta da foglio di via. Pauline N.A. ha sostenuto che il rimpatrio avrebbe nuociuto ai suoi tre bambini, in affido part-time a una famiglia umbra fin dal 2003, dato che la Corte di Appello di Perugia non aveva valutato che lei pur non essendo una 'madre modello' manteneva, comunque, un rapporto con i figli che era anche migliorato nel tempo.

Ad avviso della Suprema Corte i "gravi motivi" che, in base alle norme sull'immigrazione, consentono la temporanea autorizzazione del genitore con foglio di via, a rimanere in Italia, debbono essere interpretati in maniera elastica tale da non essere applicati solo alle "situazioni di emergenza o alle circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla salute" del minore, ma a un ventaglio molto più ampio di circostanze. Spiega Piazza Cavour che tra i "gravi motivi" vanno ricomprese tutte le circostanze in grado di produrre "qualsiasi danno effettivo, concreto, percepibile ed obiettivamente grave che in considerazione dell'età o delle condizioni di salute ricollegabili al complessivo equilibrio psico-fisico derivi o deriverà certamente al minore dall'allontanamento del familiare o dal suo definitivo sradicamento dall'ambiente in cui è cresciuto". Secondo la Cassazione, si tratta di "situazioni di per sè non di lunga o indeterminabile durata, e non aventi tendenziale stabilità e che pur non prestandosi ad essere preventivamente catalogate e standardizzate, si concretano in eventi traumatici e non prevedibili nella vita del fanciullo che necessariamente trascendono il normale e comprensibile disagio del rimpatrio suo o del suo familiare". Adesso i giudici di Perugia dovranno meglio soppesare il visto all'espulsione di Pauline "esaminando i rapporti dei tre figli con lei e il trauma che potrebbero subire se venisse rimpatriata".

Per il responsabile immigrazione dell'Arci, Filippo Miraglia, è una "buona notizia, una sentenza che fa chiarezza perch‚ c'era stata una clamorosa sentenza a marzo che invece faceva prevalere l'interesse del Paese alla gestione delle frontiere su quello del minore che adesso viene rimesso al centro della tutela come prescrivono numerosi trattati come la Convenzione di New York".

Da 'Save the Children, l'organizzazione che dal 1919 lotta per i diritti dell'infanzia, arriva "apprezzamento per la pronuncia che tutela il superiore interesse del minore a vivere nell'ambiente dove è cresciuto".

Fonte: ADUC

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