sabato 30 ottobre 2010

Musulmani europei censurati dalla retorica populista

I paesi europei, alle prese con il disavanzo dei conti pubblici, devono far fronte ad un’altra crisi: quella della disintegrazione dei valori umani. La crescente intolleranza nei confronti dei musulmani ne è uno dei sintomi, ha affermato il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, nel suo ultimo “Human rights comment“ pubblicato il 28 ottobre.

Il referendum svizzero sul divieto della costruzione di minareti non rappresenta un’eccezione: in numerosi paesi europei, i sondaggi rivelano paura, diffidenza e un’immagine negativa dei musulmani e della cultura islamica.

Tali pregiudizi islamofobici sono accompagnati da atteggiamenti razzisti in particolare contro persone originarie di Turchia, Paesi Arabi, e Asia del Sud. In un certo numero di paesi europei, i musulmani provenienti da tali regioni subiscono discriminazioni in ambito occupazionale e educativo. Secondo diverse fonti, questi tendono ad essere regolarmente sottoposti a controlli d’identità e perquisizioni da parte delle forze dell’ordine. Si tratta di un grave problema attinente ai diritti umani.

Durante le recenti elezioni, alcuni partiti politici estremisti hanno guadagnato terreno in seguito a campagne islamofobiche aggressive. In queste circostanze, l’inerzia o la confusione in cui riversano i partiti democratici è ancor più preoccupante. Scendendo a compromessi, si dà legittimità a pregiudizi e ad un’aperta xenofobia.

La reazione dell’opinione pubblica: limitare la libertà religiosa dei musulmani

Quando in un discorso pronunciato recentemente il presidente tedesco Christian Wulff ha confermato l’ovvio, ovvero che l’Islam, così come il Cristianesimo e il Giudaismo, fa parte del contesto nazionale, tale affermazione ha scatenato una polemica. Un giornale ha scritto che i due terzi della popolazione hanno espresso disaccordo.

In un sondaggio ancor più ambizioso, lanciato dalla Fondazione Friedrich Ebert Stiftung, è emerso che il 58% delle persone interpellate ritenesse che “le pratiche religiose dei musulmani in Germania andrebbero seriamente limitate’’. Sebbene non totalmente chiaro, tale enunciato denota il rifiuto della libertà religiosa di un gruppo, in questo caso i musulmani. Il fatto che una percentuale elevata di persone abbia scelto tale risposta risulta preoccupante.

È curioso constatare come dai risultati del sondaggio emergano differenze considerevoli tra le regioni. Nella parte orientale del paese, dove la popolazione musulmana è meno numerosa, questa risposta è stata scelta dal 76% delle persone intervistate. La distanza e l’ignoranza tendono ad aumentare i sospetti.

I responsabili politici non dovrebbero cavalcare l’onda populista

Sembra essere un fenomeno generalmente diffuso: l’ignoranza nutre i pregiudizi. I leader politici hanno, nell’insieme, fallito nel combattere gli stereotipi islamofobici. Naturalmente, ciò è divenuto più difficile dopo gli attacchi terroristici che hanno colpito New York, Madrid, Londra, Amsterdam, Beslan e Mosca. Ad ogni modo, le emozioni provocate da questi terribili crimini hanno richiesto sforzi sistematici per stabilire una distinzione tra i malfattori e la stragrande maggioranza dei musulmani. Raramente tali sforzi sono stati compiuti.

Allo stesso modo, non è stata data sufficiente priorità all’analisi delle ragioni che spingono alcune persone ad ascoltare la propaganda dell’odio contro i musulmani. L’ignoranza, la paura e la frustrazione spiegano in parte questa reazione, come spiegano l’intolleranza nei confronti dei rom e più in generale degli immigrati. Abbiamo imparato che le minoranze sono spesso i capri espiatori di persone che si sentono alienate e ignorate da coloro che sono al potere. È fondamentale capire questo fenomeno in tutta la sua complessità.

Il presidente Wulff aveva senz’altro ragione: l’Islam è già parte integrante della nostra cultura. I musulmani d’Europa – circa 1,6 milioni nel Regno Unito, 3,8 milioni in Germania, 5 milioni in Francia, e tra i 15 e 20 milioni in Russia, contribuiscono alle nostre economie e alle nostre società. Vi fanno parte. Molti di loro sono per di più nati in questi paesi. Nella maggioranza dei casi, non sono particolarmente religiosi e pochi possono essere considerati islamisti.

Il settarismo non fa parte dei valori europei

In alcuni paesi, gli attori politici rimproverano oggi ai diversi gruppi di musulmani di non “assimilarsi”. Tuttavia, l’integrazione non è un processo a senso unico, bensì un approccio basato sulla comprensione reciproca. Il settarismo contro i musulmani è divenuto un ostacolo per l’instaurazione di relazioni rispettose. Il clima islamofobico è probabilmente stato uno dei fattori che, in alcuni casi, hanno contribuito al reclutamento da parte di estremisti di giovani pieni di rancore e privi di alcun senso di appartenenza.

Invece di riflettere seriamente su queste problematiche, ci siamo chiesti come penalizzare le donne che indossano il niqab o impedire la costruzione di minareti. Non è certo questo il modo di dare un senso ai nostri valori europei.

Fonte: COE

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