sabato 30 ottobre 2010

Roma: il Campidoglio e il fantasma della notte

Pesanti porte che si chiudono inspiegabilmente da sole, oscuri sospiri, clangore di catene, rumori improvvisi. E ancora, notti interminabili, stanze buie, corridoi labirintici, torri medievali, tetri sotterranei, rovine, ma soprattutto presenze impalpabili e inspiegabili.

Uno spettro che porterebbe con sé il segreto inconfessabile di una morte straziante e violenta. Lo racconta Marco Dall’Asta in un articolo uscito sulla newsletter del Campidoglio.

Secondo Dall’Asta sono tante le testimonianze che parlano di strani eventi ed oscure apparizioni tutte riconducibili al misterioso fantasma del Palazzo.

“Il passaparola capitolino lo identifica infatti con l’anima inquieta di un frate che in epoca medioevale, colto in flagrante adulterio con la moglie dell’allora comandante della guarnigione di guardia al Campidoglio, fu da quest’ultimo, in una cieca e immediata vendetta, murato vivo all'ultimo piano della torre di Nicolò V. Da allora il suo fantasma vagherebbe con urla e rumore di catene, soprattutto durante la notte del 9 dicembre, probabilmente il giorno della sua atroce fine, nelle antiche stanze del Palazzo. In particolar modo nei locali del quarto piano adiacenti alla torre, dove si trovano ora alcuni uffici del Gabinetto del Sindaco”.

Tante le testimonianze, tutte raccontante a mezza bocca, bisbigliando. Ma tutte confermano la presenza di uno spettro che si aggira fra le vecchie mura del Palazzo.

C’è l’elettricista che in una notte estiva calma ed afosa, mentre stava riparando alcune prese della Sala delle Bandiere, fu sorpreso e atterrito dall'improvvisa, violenta chiusura delle due ante della pesante porta della Sala.

Ci sono vigili che in servizio di controllo notturno nel palazzo deserto, giurano di aver sentito rumori di passi e voci indistinte provenire dai piani superiori. Fino all'episodio più eclatante che accadde alla fine degli anni ottanta proprio il 9 dicembre: allora esisteva un servizio di guardiania notturna, con un piccolo gruppo di vigili urbani che dormiva nel Palazzo ed effettuava, ad intervalli regolari, un giro di perlustrazione nei vari piani. Uno di loro, oggi in pensione, poco prima dell'alba, mentre i suoi colleghi erano andati a prendersi il primo caffè del giorno nell'appena aperto bar sotto l'Ara Coeli, venne destato da una serie di rumori provenienti dal primo piano.

Pur titubante, l'agente salì per controllare e nel giro tra corridoi e sale ebbe la netta, epidermica sensazione di essere osservato e seguito. I suoi colleghi, di ritorno dal bar, lo trovarono in evidente stato di agitazione, aggrappato al cancello di ingresso di Sisto IV, dal quale non si staccò se non al finire del turno.

Inutile dire che da allora in poi rifiutò ogni servizio notturno, alimentando così ancor di più la leggenda dello spettro del frate. Spettro che tra l'altro non sarebbe il solo a dimorare nel Campidoglio.

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