venerdì 29 ottobre 2010

Immigrazione: il lavoro nero nella terra dei Casalesi

FLAI CGIL, nella provincia di Caserta il lavoro irregolare all'interno del settore agricolo tocca punte del 90%. Necessario rivedere la normativa nazionale per proteggere i lavoratori dallo sfruttamento.


La via Domiziana parte dalla periferia di Napoli e, puntando verso Nord, attraversa la Provincia di Caserta, dove è profonda e radicata l'infiltrazione della 'ndrangheta. Siamo nella cosiddetta 'terra dei Casalesi'. L'antico tracciato scorre parallelo al mare fino ad incrociare la Via Appia, al confine tra il Lazio e la Campania. Ogni mattina, alle prime luci dell'alba, decine di migliaia di lavoratori extracomunitari percorrono questa litoranea con i mezzi pubblici, per raggiungere i luoghi dove 'venderanno' la loro giornata di lavoro per cifre normalmente comprese tra i 15 e 25 euro.

Secondo stime della FLAI CGIL sono circa 60mila i lavoratori extra-comunitari nella provincia di Caserta. Di questi, 25mila lavorano con regolare contratto, mentre gli altri 35mila sono vittime del dilagante fenomeno del 'lavoro nero' e prestano la propria opera senza nessuna tutela e garanzia. Nel settore dell'agricoltura la situazione, peggiora ulteriormente. Si calcola infatti, che durante le grandi campagne di raccolta, il lavoro irregolare supera il 90%.

Giovedì 21 ottobre, alle 5 del mattino, abbiamo accompagnato, con una troupe della CGILtv, i sindacalisti della FLAI CGIL, che nell'ambito delle iniziative collegate all'assegnazione del premio alla memoria di Jerry Masslo, hanno deciso di 'scendere in strada' per marcare quello che quotidianamente è un territorio di illegalità e sopruso. Più di 200 dirigenti, delegati e semplici iscritti alla FLAI CGIL hanno letteralmente presidiato tutta la via Domiziana, intercettando e informando sui loro diritti migliaia di lavoratori, in attesa di essere 'prelevati' dai caporali per essere poi smistati in vari luoghi di lavoro. Un momento importante, che ha segnato la forte presenza del sindacato sul territorio e tra i lavoratori.


Quasi tutti i lavoratori con cui parliamo sono Africani, hanno tra i 18 e i 25 anni e sono arrivati in Italia dopo lunghi e pericolosi viaggi. Cercano lavoro, una possibilità di riscatto sociale e un luogo sicuro dove vivere, perché spesso nei paesi da cui provengono è in corso un conflitto o sono governati da dittature. Storie di vita difficili, iniziate quasi sempre con una lunga traversata della speranza, tra mare e deserto. Sono queste le storie che riferiscono, e una volta spente le telecamere, i racconti si fanno più confidenziali. Ci spiegano infatti, come alla fine di un'intera giornata di lavoro, il caporale si possa rifiutare di pagarli e che in questi casi non sanno a chi rivolgersi. E' per questo motivo che la CGIL con il suo 'sindacalismo di strada', ha cercato di far conoscere realtà fatte di solidarietà e non solo di diffidenza, di rivendicazione dei diritti e non solo di tutele negate.

Alla fine della giornata abbiamo intervistato Piero Soldini, responsabile immigrazione della CGIL Nazionale, che ci ha spiegato come la Confederazione sia impegnata da sempre su questo fronte e come sia necessario “affrontare il problema da un punto di vista diverso dal passato”. Secondo il dirigente sindacale è indispensabile riscrivere, al più presto, la normativa nazionale a difesa delle vittime dello sfruttamento, in secondo luogo è indispensabile attivare immediatamente una rete d'intervento: tavoli interistituzionali territoriali con tutte le parti sociali. Un tema su cui i sindacati hanno già firmato un accordo unitariamente.

La CGIL - ha concluso Soldini - sta già pensando a due date di mobilitazione su questi temi, per novembre e dicembre in continuità con tutto il lavoro fatto fino ad oggi e le campagne avviate”.

Fonte: CGIL

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