martedì 26 ottobre 2010

Corruzione, l’Italia scende nell’indice di Transparency International

Pubblicato il rapporto sulla corruzione percepita da uomini d'affari e analisti politici. L'emergenza rifiuti in Campania e la "cricca" hanno aggravato la situazione

Perde quattro posti rispetto al 2009. Dodici rispetto al 2008. L’Italia scivola al 67esimo posto nell’indice sulla percezione della corruzione stilato dall’ong Transparency International, il Corruption Perceptions Index (Cpi), considerato lo strumento più credibile al mondo per misurare la corruzione nel settore pubblico.

Nella rilevazione del 2010 l’Italia ha ottenuto un punteggio di 3,9 su una scala da zero (livelli elevati di corruzione) a 10 (livelli bassi), in discesa rispetto all’anno scorso, quando aveva registrato uno score di 4,3, e al 2008 (4,8 punti). Ruanda e Samoa risultano meno corrotti del Belpaese. Gli Stati definiti più onesti sono Danimarca e Nuova Zelanda. In fondo alla classifica, Paesi devastati dalla guerra (Iraq, Afghanistan e Somalia) o governati da una giunta militare come la Birmania. Gli Stati Uniti sono usciti dalla top 20 dei meno corrotti, collocandosi al 22esimo posto. (leggi la tabella)

Il Corruption Perception Index, precisa Transparency International, ha una funzione “indicativa” e non “classificatoria” perché riporta la percezione della corruzione che hanno manager, imprenditori, uomini d’affari e analisti politici su un determinato Paese in base alla loro esperienza o alle notizie dei media. Questa percezione è importante per la scelta delle nazioni in cui investire.

Indispensabile – sottolinea l’ong – è il ruolo di denuncia dei media. In Italia, ad esempio, la pubblicazione di grandi scandali, come l’emergenza dei rifiuti in Campania o la gestione del post-terremoto a L’Aquila da parte della Protezione Civile, hanno aumentato la percezione della corruzione nel sistema nazionale. Per questo – vista da fuori – il Belpaese perde credibilità, mentre l’allarme sociale aumenta nella popolazione.

Tuttavia, gli esperti di TI evidenziano che a questi risultati non corrisponde “necessariamente un aggravarsi del fenomeno corruttivo”, anche se lo 19 ottobre scorso, al momento del suo insediamento, il nuovo presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino aveva sottolineato come “gli episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche persistono e preoccupano i cittadini ma anche le istituzioni, il cui prestigio e affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli”. Queste situazioni sono capaci di creare gravi danni nelle casse pubbliche: “Se si considera che la politica di bilancio deve misurarsi con una perdita permanente di entrate per circa 70 miliardi – aveva sottolineano Giampaolino – e di prodotto per circa 130 miliardi (e con una spesa pubblica crescente nelle prestazioni essenziali), si comprende come sia obbligata una linea di attenta gestione della finanza pubblica”.

Tra le azioni positive intraprese in Italia dopo “oltre una decade di sottovalutazione della problematica”, Transparency International sottolinea il disegno di legge “anticorruzione”, elaborato da politici di centro-destra e centro-sinistra e ora in discussione nelle commissioni parlamentari. Il ddl introduce regole definite “innovative”, come il whistleblowing, il conflitto d’interessi, il revolving doors. Tuttavia l’organizzazione afferma che c’è bisogno della sua rapida approvazione rapida a cui deve seguire una “rigorosa applicazione”. In quest’ambito lo scorso settembre il Fatto quotidiano aveva presentato un testo più rigido preparato insieme ad alcuni giuristi.

“Benché talvolta non siano illegali in senso stretto”, ribadisce ancora l’ong, non possono non essere denunciati nel mondo politico e istituzionale stili di comunicazione, comportamenti e pratiche discutibili e inopportuni che trasmettano un’idea di malgfunzionamento e cattiva gestione della cosa pubblica. Per questo si augura da parte di tutti i politici “maggiore rigore sostanziale e formale”.

Fonte: il Fatto Quotidiano

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