L'incredibile storia di Eulalia Garcia Maturey, la centenaria di origini messicane, diventata regolare solo dopo 101 anni dal suo arrivo negli Stati Uniti. E solo grazie a un foglio gelosamente conservato per 69 anni.
A centouno anni dall'attraversamento della frontiere col Messico è diventata a tutti gli effetti cittadina statunitense.
In un Paese diviso sul fronte immigrazione, quali sono oggi gli Stati Uniti, la storia di Eulalia Garcia Maturey, potrebbe diventare, e non è detto che non lo diventi, la sceneggiatura di un film.
"Libre". È la prima risposta che la donna, classe 1909, ha dato al cronista della Cnn che le ha chiesto come si sente ad acquisire finalmente la nazionalità dello Stato dove ha vissuto da sempre. Il viaggio di Eulalia ebbe inizio il 19 ottobre 1909 quando, ancora in fasce, venne portata dalla madre da Metamoros, Messico, a Brownsville, Texas, a bordo di un battello che solcava il Rio Grande da una nazione all'altra. Non c'erano controlli al tempo. Non c'erano uffici immigrazione, non c'erano perquisizioni doganali e gli immigrati potevano permanere nella "terra della libertà" anche tutta la vita senza che qualcuno gli chiedesse i documenti.
Nella città texana Eulalia e la madre si stabilirono in pianta stabile. E mentre quest'ultima provvedeva ai bisogni suoi e della figlia lavando i panni delle famiglie più ricche di Brownsville, la giovane iniziava un percorso di studi interrotto prematuramente. Subito dopo aver terminato il "third grade", corrispondente alla terza elementare, Eulalia decise di abbandonare i libri per aiutare la madre. Cosa che fece fino all'età di 16 anni quando, trovato l'amore, sposò il suo primo marito. Un matrimonio corto, terminato dopo cinque anni a causa della morte dell'uomo. Ma a 21 anni la voglia di ricominciare era troppo forte in una donna che, ancora oggi, viene descritta da conoscenti e familiari come "una combattiva". Eulalia si risposò poco dopo il lutto e dal secondo matrimonio ebbe due figli.
Ma erano già gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Gli anni in cui le truppe statunitensi partirono alla volta dell'Europa "senza pace". Nel 1940 il Congresso di Washington approvava il World War II Alien Registration Act, una legge che, oltre a rendere l'immigrazione un crimine, obbligava tutti coloro che già risiedevano in territorio Usa a iscriversi in appositi registri. Eulalia lo fece e ottenne, il 4 aprile 1941, un "certificato di ingresso legale" (Lawful Entry), un documento che negli anni acquisirà un'importanza chiave nella sua vita. Non solo perché consentì alla donna di permanere legittimamente all'interno degli Stati Uniti ma anche perché rappresentò, e rappresenta ancora oggi, il lasciapassare per il suo nuovo status di cittadina a tutti gli effetti.
Dagli anni della guerra Eulalia ha sempre vissuto nell'incertezza: non sapeva quale fosse la sua condizione giuridica negli States e non ha mai investigato più di tanto per paura che gli agenti dell'ufficio Immigrazione trovassero irregolarità sul suo conto. Quando attraversava il confine col Messico per andare a trovare i suoi parenti rimasti nella terra natia, alle domanda degli agenti di frontiera rispondeva sempre con un "sono cittadina americana". Non permaneva l'obbligo di esibire un passaporto, che la donna ovviamente non aveva, né i controlli erano così stringenti da poter mettere in difficoltà i viaggiatori di confine. Eulalia da quel check point c'è sempre passata, e nessuno ha mai gettato sospetti su quella donna garbata che parlava perfettamente l'inglese.
Nel 2008, però, le cose cambiarono. Gli Usa iniziarono a richiedere il passaporto a coloro che attraversavano la frontiera e Eulalia capì che ormai era giunto il tempo di svelare le carte per avere una risposta alla domanda: "sono irregolare o clandestina?".
Insieme alla nipote Yolanda Ovalle, la donna si presentò all'ufficio immigrazione di Brownsville, per sapere la verità. Qui sono state aiutate da Sheila Lucio una funzionaria dell'ufficio federale con 30 anni di servizio alle spalle. "Mi sono innamorata di lei. È realmente piena di vita" ha dichiarato Lucio alla Cnn. Le indagini per capire a che titolo una donna di 101 anni vivesse negli Stati Uniti, arrivarono a un punto morto una volta inserito nome e cognome nella banca dati dell'agenzia. La donna veniva da troppo lontano, in termini di spazio e di tempo, e l'era dei computer aveva ignorato la storia di una centenaria. Ma quando tutto sembrava perduto ecco che Eulalia esibì davanti agli ufficiali dell'immigrazione il Lawful Entry, gelosamente custodito per ben 69 anni. Il foglio, "perfettamente curato" ha sostenuto la nipote Yolanda, ha permesso di risalire dagli archivi centrali di Washington, alla posizione della donna davanti al governo Usa e di permettere l'inizio dell'iter che oggi ha portato al suo definitivo ingresso nelle liste censuarie statunitensi.
di Antonio Marafioti
Fonte:PeaceReporter
Nessun commento:
Posta un commento