mercoledì 20 ottobre 2010

PROTESTA PASTORI: COLDIRETTI, SCOMPARSO 1 GREGGE SU 3 IN 10 ANNI

E’ scomparso quasi un gregge di pecore su tre negli ultimi dieci anni in Italia, dove la crisi in atto rischia di decimare irrimediabilmente i circa 70mila allevamenti sopravvissuti che svolgono un ruolo insostituibile per l’economia, il turismo, l’ambiente e la stabilità sociale del territorio. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che ha organizzato un presidio pacifico ma determinato, dei pastori provenienti dalle diverse Regioni in occasione dell’incontro per fronteggiare la crisi della pastorizia convocato al Ministero delle Politiche Agricole, dove è stata allestita dalla Coldiretti una maxiesposizione di tutti i pecorini d’Italia. Le violenze vanno isolate perché indeboliscono la lotta in cui i pastori sono impegnati per ottenere un giusto riconoscimento del proprio lavoro ma - sostiene la Coldiretti - non possono essere l’occasione per le istituzioni nazionali e regionali di sottrarsi ancora una volta alle loro responsabilità dopo aver troppo a lungo temporeggiato invece di preoccuparsi a mettere in campo soluzioni concrete.

Le vaghe promesse devono trasformarsi in fatti concreti. Dalla mungitura quotidiana di una pecora si ottiene in media un litro di latte che viene pagato fino a 60 centesimi al litro con un calo del 25 per cento rispetto a due anni fa e ben al di sotto dei costi di allevamento si avvicinano all’euro. E non va meglio per la lana con i costi di tosatura e di smaltimento che superano notevolmente i ricavi o per la carne quando solo a Pasqua - riferisce la Coldiretti - quella venduta dall’allevatore a circa 4 euro al chilo viene rivenduta dal negoziante a 10-12 euro al chilo. Una situazione insostenibile per gli allevatori della Coldiretti che hanno presentato una piattaforma per il rilancio con interventi strutturali e congiunturali e, oltre al ritiro dal mercato del Pecorino Romano da destinare ai piu’ bisognosi, la ristrutturazione dei debiti bancari e previdenziali, l'incremento delle indennità compensative, lo sblocco dei pagamenti per il Programma di sviluppo rurale (Psr), la verifica del funzionamento delle organizzazioni dei produttori e l'istituzione di un osservatorio per il monitoraggio dei flussi del latte. Tra le azioni strutturali, la Coldiretti propone una rimodulazione del Psr, l'istituzione di una stanza di compensazione per il latte ovino, l'attivazione di circuiti commerciali di filiera corta, interventi sulle energie rinnovabili, oltre ad interventi per la valorizzazione e promozione dei prodotti tipici della Sardegna e per combattere i falsi presenti sul mercato. S ono “false” due fette di pecorino su tre vendute negli Stati Uniti dove le imitazioni prevalgono a scapito del prodotto originale proveniente dall’Italia, come purtroppo avviene anche in altri paesi europei ed extracomunitari. La presenza di prodotti pecorini “taroccati” sui mercati internazionali è una causa importante della crisi del settore poiché è destinato all’esportazione circa un quarto dell’intera produzione nazionale, per un volume che nel 2009 è stato di ben 16 milioni di chili.

Negli Stati Uniti i prodotti di imitazione stanno prendendo progressivamente il posto di quelli originali in arrivo dall’Italia, con un crollo del 32 per cento delle esportazioni di pecorino e fiore sardo in valore nel primo semestre del 2010, secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. Ad avvantaggiarsene sono i “falsi” realizzati negli Stati del Wisconsin, California e New York, venduti ad esempio con il nome di “romano” cheese, ma anche quelli importati dall’estero, soprattutto dall’Europa, che utilizzano nomi di fantasia. E’ il caso della società Lactitalia che esporta in Usa e in Europa e produce in Romania formaggi di pecora venduti con marchi che richiamano al Made in Italy come Toscanella, Dolce Vita e Pecorino. Una società di proprietà della Simest, controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico.

In Italia - sottolinea la Coldiretti - sono stati prodotti nel 2009 oltre 61 milioni di chili di formaggi pecorini dei quali oltre la metà a denominazione di origine (Dop). All’esportazione sono andati ben 16 milioni di chili nel 2009 secondo lo studio della Coldiretti. Nella produzione Made in Italy a denominazione di origine, che è calata nel 2009 del 10 per cento, a fare la parte del leone - continua la Coldiretti - è il Pecorino Romano Dop che copre l’80 per cento, ma hanno ottenuto la protezione comunitaria come denominazioni di origine anche il pecorino Sardo, il Siciliano e il Toscano e quello di Filiano oltre al Fiore Sardo e al Canestrato Pugliese. Il pecorino - conclude la Coldiretti - è uno dei formaggi italiani più antichi: veniva prodotto già nella Roma imperiale e faceva parte delle derrate dei legionari, ma è probabile che le sue origini siano ancora più antiche.

 
Fonte:Coldiretti

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