venerdì 15 ottobre 2010

Cassazione:stilato un vademecum su quelle che debbono essere le regole per ottenere il risarcimento del danno da mobbing

La Corte di Cassazione ha stilato un vademecum su quelle che debbono essere le regole per ottenere il risarcimento del danno in caso di mobbing – fa sapere l’ADICO.


Secondo la Corte, per evitare cause inutili, occorre considerare in primo luogo che per per mobbing si intende una condotta del datore di lavoro o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del lavoratore nell'ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili, che finiscono per assumere forme di prevaricazione e di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l'emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del complesso della sua personalità". Fatta questa precisazione la Corte (sentenza 3785/2009) spiega che per avere maggiori possibilità di successo in una causa per mobbing occorre innanzitutto che vi sia una "molteplicità dei comportamenti a carattere persecutorio, illeciti o anche leciti se considerati singolarmente, che siano stati posti in essere in modo miratamente sistamatico e prolungato contro il dipendente con intento vessatorio".

In secondo luogo occorre sapere che per poter parlare di mobbing occorre che una determinata azione sia stata lesiva "della salute o della personalità del dipendente". Ma non basta, la Suprema Corte sottolinea anche la necessità di accertare l'esistenza del "nesso eziologico tra la condotta del datore di lavoro o del superiore gerarchico e il pregiudizio all'integrità psico-fisica del lavoratore". Da ultimo occorre avere la prova dell'elemento soggettivo ossia dell'intento persecutorio.

Il mobbing può toccare tutti, uomini e donne di tutte le età, formazione e condizioni sociali, a tutti i livelli di gerarchia – ricorda il presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – per varie ragioni: qualche volta è semplicemente un capro espiatorio, una persona diversa dai colleghi, meno conformista, più debole di loro, oppure che ha più successo o più idee innovatrici.

Ecco allora i consigli degli esperti dell’ADICO:

1. parlare con una persona di fiducia tra i colleghi, capi o con il responsabile del personale ;

2. consultare un medico in caso di necessità ;

3. chiamare il sindacato per chiarire la situazione, avere un sostegno e conoscere i propri diritti ;

4. annotare ciò che succede, per poter valutare l'evoluzione della situazione e fornire delle prove in un'eventuale azione legale ;

5. agire, ad esempio scrivere una lettera raccomandata al datore di lavoro descrivendo con precisione la situazione e chiedendogli di rispettare il suo obbligo di far cessare la lesione alla sua personalità. (art.328 del CO);

6. prima di intraprendere azione avventate, consultare gli esperti dell’ADICO.di rispettare il suo obbligo di far cessare la lesione alla sua personalità. (art.328 del CO)

Fonte: ADICO

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