Secondo uno studio Censis presentato oggi, una famiglia su tre è in difficoltà a causa dei costi di malattie gravi e condizioni di non autosufficienza o per la perdita di reddito del capofamiglia.
Assicuratori e consumatori aprono insieme un confronto sull’attuale modello di welfare e sui nuovi assetti che si vanno delineando, e iniziano un percorso comune finalizzato ad approfondire e affrontare i problemi di una società italiana in rapido cambiamento. Questo il senso del convegno «Gli scenari del welfare. Tra nuovi bisogni e voglia di futuro», che si tiene oggi a Roma, organizzato dal Forum Ania-Consumatori, fondazione promossa dall’Ania con lo scopo di rendere ancora più sistematico il dialogo tra imprese di assicurazione e consumatori.
Dal confronto che il Forum ha sviluppato su questo tema nasce la convinzione comune che il sistema attuale è statico e non più adeguato a rispondere alle esigenze dei cittadini. Ciò è confermato anche dai risultati dello studio realizzato dal Censis per il Forum Ania-Consumatori - basato su un’indagine condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana e su testimonianze di amministratori locali e rappresentanti di imprese ed enti attivi nel campo dei servizi socio-sanitari -, da cui emerge che la non autosufficienza e l’impossibilità di pagare le spese mediche rappresentano la prima paura degli italiani, più sentita della criminalità e della disoccupazione. A ciò si accompagna la richiesta di un welfare più protettivo, efficiente e responsabile, che dia risposte concrete a tutti i cittadini sui temi della sanità e della previdenza.
L’indagine, presentata da Giuseppe De Rita (presidente del Censis e vicepresidente Forum Ania-Consumatori), viene discussa da rappresentanti del mondo istituzionale, sindacale e accademico, nonché da esponenti del mondo delle imprese, del terzo settore e delle associazioni dei consumatori. Intervengono Fabio Cerchiai (presidente Forum Ania-Consumatori), Paolo Landi (vicepresidente Forum Ania-Consumatori), Antonio Mastrapasqua (presidente Inps), Guglielmo Epifani (segretario generale Cgil), Andrea Olivero (portavoce Forum del Terzo Settore), Elsa Fornero (economista, Università di Torino e Cerp), Gustavo Ghidini (giurista, Università di Milano e Luiss), Paolo Garonna (direttore generale Ania) e Oreste Calliano (giurista, componente Consiglio generale Forum Ania-Consumatori, Università di Torino).
Dallo studio emerge, in primo luogo, il problema delle ingenti spese per il sostentamento dei familiari che si trovano in una condizione critica. Nell’ultimo anno, infatti, il 32% delle famiglie italiane ha dovuto affrontare gravi situazioni di disagio legate alla necessità di assistere persone non autosufficienti o malati terminali, oppure portatori di handicap, di affrontare situazioni di dipendenza da alcol o droghe, di sopperire all’improvvisa perdita di reddito o alla disoccupazione di un loro congiunto. Si tratta di disagi gestiti dalle famiglie in totale autonomia (59%) o con il sostegno di amici o parenti (28%), in assenza o con uno scarso apporto del sistema di welfare, che in questi casi presenta delle vere e proprie falle, venendo meno alla sua funzione tradizionalmente universalistica.
Questa sensazione di solitudine si ripercuote direttamente sui timori dichiarati dai cittadini. A generare una forte angoscia nell’animo degli italiani sono, prima di tutto, la non autosufficienza (85,7%) e l’impossibilità di sostenere le spese mediche (82,5%). La pensione e i problemi connessi con la vecchiaia, invece, non fanno dormire sonni tranquilli al 67,6% degli intervistati.
Considerati questi presupposti, non stupisce che la maggior parte degli intervistati richieda un welfare più efficiente e modulato sui nuovi bisogni di protezione. Tra le azioni possibili, la maggioranza degli italiani individua l’eliminazione degli sprechi e un maggiore coinvolgimento del privato nel sistema previdenziale e sanitario, stante il ruolo prevalente e di garanzia dello Stato: per il 57,4% il terzo settore e le imprese devono avere un ruolo maggiore nella gestione e nell’erogazione dei servizi sociali. Solo il 15,7% ritiene invece che i servizi forniti dal pubblico siano migliori, mentre il 14,6% preferisce mantenere lo status quo, per il semplice motivo che può usufruirne in forma gratuita. Allo stesso tempo, gli intervistati richiedono un sistema più responsabile e vicino, anche geograficamente, alle loro esigenze: infatti, il 59% del campione dichiara di volere che le amministrazioni regionali si occupino di questi servizi con sempre maggiori responsabilità.
Gli operatori che erogano i servizi e gli amministratori locali sembrano in sintonia con l’opinione pubblica. Il 70% degli amministratori dichiara di considerare efficace la partnership pubblico-privato per i servizi in generale, mentre il 37% è assolutamente favorevole a un maggiore coinvolgimento delle imprese e degli enti anche nel sistema sanitario territoriale.
Alla luce del quadro delineato dall’indagine, assicuratori e consumatori confermano la propria intenzione di continuare a lavorare insieme nell’ambito del Forum, per condividere proposte finalizzate a una maggiore e concreta tutela dei cittadini, in un’ottica di «welfare mix» inteso come maggiore integrazione tra servizi pubblici e privati. La ristrettezza delle risorse pubbliche e la contemporanea esigenza di non tagliare le prestazioni sociali impongono, infatti, di valorizzare l’apporto e la collaborazione di tutti i soggetti (volontariato, terzo settore, profit) che possono concorrere alla riorganizzazione del sistema per il bene del Paese.
Fonte:Censis
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