giovedì 21 ottobre 2010

UNHCR: I RIFUGIATI IRACHENI RIMPATRIATI TEMONO PER LA LORO INCOLUMITA’

Il sondaggio condotto dall’UNHCR tra gli iracheni che hanno fatto ritorno a Baghdad dai paesi confinanti, ha rivelato nella maggior parte di loro, un forte pentimento per aver scelto di rientrare in Iraq, proprio a causa dei rischi per l’incolumità, la difficile situazione economica e la mancanza dei servizi sanitari di base.

Lo studio ha anche evidenziato che il 34% dei rimpatriati afferma di non essere sicuro di restare definitivamente in Iraq e di prendere in considerazione l’eventualità di fare nuovamente domanda di asilo nei paesi confinanti se la situazione non dovesse migliorare.

Il sondaggio realizzato dallo staff dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) tra i mesi di aprile e settembre di quest’anno, attraverso interviste dirette e telefoniche, è stato condotto su 2.353 iracheni (circa 537 famiglie) tornati tra il 2007 e il 2008 nei quartieri di Resafa e Karkh a Baghdad. Ulteriori sondaggi saranno portati avanti sulle condizioni dei rimpatriati in altre zone dell’Iraq come Kirkuk, Mosul, Anbar e Diyala.

Nel corso delle interviste, lo staff dell’UNHCR è stato informato dai rimpatriati iracheni di numerosi episodi di esplosioni, vessazioni, operazioni militari e rapimenti avvenuti nelle aree in cui avevano fato ritorno. Molti degli intervistati hanno affermato di essere stati costretti a tornare in Iraq perché non avevano più i mezzi economici per sostenere il costo della vita nei paesi di asilo. L’UNHCR continua ad esprimere forte preoccupazione per gli episodi di deportazione dei rifugiati iracheni dai paesi di asilo verso l’Iraq.

Il sondaggio ha evidenziato che il 61% dei rimpatriati iracheni intervistati è pentito di esser tornato e il 60% di questi spiega che le motivazioni sono preoccupazioni legate all’assenza di sicurezza e all’incolumità personale. Circa il 77% dei rimpatriati nei quartieri di Karkh e Resafa, a Baghdad, ha affermato di non aver fatto ritorno nei luoghi originari di provenienza per ragioni di poca sicurezza generale o anche per paura di persecuzioni dirette. L’11% circa ha citato le condizioni economiche e la disoccupazione tra le ragioni per cui non tornare nelle proprie case e nei luoghi d’origine. La maggior parte dei rimpatriati iracheni che non sono tornati nelle proprie abitazioni risiede ora con parenti e in qualche caso con amici, oppure vive in affitto. La maggioranza, l’87%, ha affermato che le proprie entrate economiche non sono sufficienti a coprire le necessità delle proprie famiglie in Iraq.

Uno degli ostacoli principali che i rimpatriati iracheni devono affrontare è la ricerca di un impiego stabile. Questo li costringe a dipendere da lavori irregolari non sempre disponibili. L’inadeguatezza dell’accesso ai servizi pubblici, inclusa anche la sanità, e l’irregolarità della fornitura elettrica, come è accaduto in varie zone durante la scorsa estate, aggiungono ulteriori difficoltà per i rimpatriati.

La scorsa settimana un sondaggio simile, condotto al confine con Siria e Giordania e pubblicato dall’UNHCR, ha evidenziato come la maggior parte dei rifugiati iracheni residenti in Siria e Giordania non stia prendendo in considerazione l’idea di tornare definitivamente in Iraq nel prossimo futuro, a causa dell’incertezza politica e dell’assenza di sicurezza.

L’UNHCR non prevede che ci saranno rimpatri in Iraq su larga scala a breve periodo. Sebbene quindi non promuova i ritorni in patria, l'UNHCR continua comunque ed in stretta collaborazione con le autorità irachene, a dare assistenza ai rifugiati che esprimono volontariamente il desiderio di tornare. Questa assistenza copre il 100% dei trasporti e una piccola somma di denaro. Dal 2007 all’ottobre 2010 con il supporto dell’UNHCR circa 2.965 iracheni sono tornati volontariamente in Iraq dai paesi confinanti.

Secondo le statistiche del governo iracheno, 18.240 rifugiati iracheni sono tornati in patria dai paesi di asilo tra gennaio e agosto 2010, e nello stesso periodo circa 89.700 sfollati interni hanno fatto rientro nelle proprie zone d’origine. Quest’anno l’UNHCR ha stanziato 100 milioni di dollari in Iraq per migliorare le condizioni di vita degli sfollati interni e per supportare il reinserimento dei rimpatriati maggiormente bisognosi.


Fonte: UNHCR

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