“Nove mesi dopo un terremoto che ha causato la morte di più di 200.000 persone, Haiti sta ancora attraversando una profonda crisi umanitaria che tocca i diritti umani di chi è stato sfollato a causa dalla tragedia”, sostiene Walter Kaelin, Rappresentante del Segretario Generale dei Diritti Umani degli Sfollati, al suo ritorno dal paese.
“Stando alle stime, un milione e trecento mila persone, tra chi ha perso la casa durante il terremoto e chi è sfuggito all’estrema povertà accentuata dal terremoto del 12 gennaio, vivono tuttora in campi provvisori a Port-au-Prince e dintorni”, dice l’esperto ONU.
“Gli abitanti dei campi profughi hanno esigenze che vengono gestite internamente dal campo, come ad esempio il bisogno di avere un riparo”, spiega Kaelin,”ma anche altri bisogni urgenti come l’accesso all’assistenza sanitaria, all’acqua, ai servizi igienici e all’istruzione, che coinvolgono anche l’intera comunità, garantendo così il trattamento uniforme tra chi vive nelle tende e chi no”.
Il Rappresentante del Segretario Generale dei Diritti Umani degli Sfollati, fa notare l’urgenza di lanciare il processo di ricostruzione. “Questa è una crisi umanitaria che richiede una soluzione di sviluppo. Come sua responsabilità primaria, il governo di Haiti deve applicare e diffondere un piano su come offrire soluzioni durature per chi abita nei campi, e coordinarne l’attuazione con gli sfollati”.
Kaelin incoraggia, poi, i paesi donatori a continuare a finanziare l’assistenza sanitaria e le attività di difesa fino a quando non si faranno progressi verso soluzioni durature e sostanziali.
L’esperto ONU sottolinea l’importanza di un approccio che si basi sui Principi Orientativi in materia di sfollamento interno. “Il diritto di ritornare a casa, e di reclamare l’occupazione legittima sono diritti fondamentali degli sfollati”. Per quanto riguarda il crescente numero di sfratti dalle proprietà private, Kaelin insiste che “non ci debba essere alcuno sfratto senza un processo adeguato e una alternativa ragionevole in quanto il diritto alla proprietà deve essere bilanciato rispetto ai diritti economici e sociali delle vittime del terremoto.”
Kaelin esprime la sua preoccupazione che la violenza verso donne e bambini, esistente prima di gennaio, sia stata replicata all’interno dei campi. “Lo stupro è una piaga molto grave, sia all’interno che fuori dai campi profughi. Nonostante esorto la Polizia Nazionale Haitiana e la Missione ONU in Haiti a rafforzare il controllo dei campi, questa è solo una parte della soluzione. E’ prioritario che il Governo mandi un messaggio chiaro alla polizia e al sistema giudiziario affinchè pongano fine all’impunità diffusa di questo crimine, e perchè si adotti un approccio più globale per assistere le vittime e per difendere dalla rappresaglia chi denuncia questo tipo di violenza”, ha dichiarato Kaelin.
Questa problematica sta molto a cuore all’Organizzazione delle Nazioni Unite, che si batte, affinchè i colpevoli paghino per la sofferenza inflitta, offrendo servizi specializzati alle vittime di violenza carnale, oltre che con i suoi operatori di pace a contenere questo crimine. L’Organizzazione opera inoltre con i governi e i donatori per affrontare problematiche ancora più grandi, come la ripresa, la creazione di posti di lavoro e la ricostruzione delle scuole, per aiutare la gente a rialzarsi, conclude l’esperto ONU.
Per saperne di più:
http://www.reliefweb.int/rw/rwb.nsf/db900SID/FGAI-8ADSHM?OpenDocument
Fonte: UNRIC
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