Un recente studio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha rivelato che la maggior parte dei rifugiati iracheni che si trovano in Siria sono ancora riluttanti a fare ritorno in patria su base permanente.Lo studio è stato realizzato al confine di Al Waleed tra Siria e Iraq, nei mesi di luglio e agosto. Su 498 famiglie, corrispondenti ad oltre 2mila individui, il 46% ha addotto come motivazione l’incertezza politica, mentre il 15% ha parlato delle scarse condizioni di sicurezza. Un altro 13% ha affermato di non tornare nel proprio Paese per le scarse opportunità di istruzione ed un ulteriore 6% ha citato il problema della scarsità di alloggi.
La maggior parte di coloro che attraversano il confine – circa l’89% - afferma di farlo solo per brevi viaggi. Nel 42% dei casi per fare visita ad altri membri della famiglia, nel 18% per controllare di persona la situazione nel proprio Paese e nel 10% per verificare lo stato delle loro proprietà.
Uno studio simile, effettuato lungo il confine Iraq-Giordania su 364 famiglie (approssimativamente 1.450 individui) ha messo in evidenza come nessuna di queste voglia tornare definitivamente in Iraq. Le ragioni addotte sono simili.
La Siria ospita il numero più elevato di rifugiati iracheni nella regione. Dall’inizio della guerra in Iraq, l’UNHCR in Siria ha registrato 290mila iracheni. Alcuni di loro sono stati reinsediati, altri hanno proseguito verso Paesi terzi con mezzi propri, altri ancora hanno invece deciso di tornare in Iraq, in prevalenza spontaneamente ed in alcuni casi con una limitata assistenza da parte dell’UNHCR. La maggioranza di loro, in ogni modo, rimane in Siria. Alla fine di agosto 2010, la popolazione di rifugiati iracheni registrata dall’UNHCR era di 153.042 persone.
Le richieste di registrazione dei rifugiati iracheni in Siria sono aumentate negli ultimi 5 mesi, con una media di 1.500 persone che ogni mese dall’inizio dell’anno chiedono appuntamenti per la registrazione.
Dallo scorso maggio, questa stima è cresciuta drammaticamente fino a raggiungere un picco di 3.500 domande nel mese di agosto. La maggior parte degli iracheni che fa richiesta di registrazione è originaria dei governatorati di Baghdad e Ninewa, riconosciuti come tra i più pericolosi nelle linee guida dell’UNHCR.
La Siria ha sempre ospitato generosamente i rifugiati iracheni. Oltre il 70% (ovvero 110mila) dei rifugiati iracheni attualmente registrati in Siria vivono lì da oltre quattro anni. Anche se molti di loro avevano dei risparmi quando hanno lasciato l’Iraq, dopo anni di esilio, queste riserve si sono esaurite. Di conseguenza i rifugiati sono costretti a fare affidamento sull’UNHCR per quanto concerne cibo ed assistenza finanziaria sia per sostentare se stessi che le loro famiglie.
Circa il 41% degli iracheni registrati in Siria è considerato “vulnerabile” e bisognoso di assistenza. In 34mila soffrono per gravi condizioni di salute, mentre 9mila (il 9% della popolazione di rifugiati) è classificato come “donne a rischio”.
L’UNHCR non considera la situazione in Iraq adeguata al punto da facilitare o promuovere i rimpatri. Ciononostante continua a dare assistenza ai rifugiati che esprimono volontariamente il desiderio di tornare nel proprio paese, collaborando assiduamente con le autorità irachene.
Il numero di rifugiati che fanno ritorno definitivamente in Iraq è molto basso. Dall’inizio del 2010 l’UNHCR ha dato assistenza a 163 iracheni rimpatriati dalla Siria. Secondo le stime del governo iracheno, da gennaio ad agosto 2010 solo 18.240 rifugiati iracheni sono rimpatriati dall’esilio. Questa cifra è pari al 20% degli 89.700 rimpatri totali dello stesso periodo, inclusi gli sfollati interni.
Il proseguire delle violenze in Iraq ha causato movimenti forzati della popolazione irachena sia all’interno del Paese che di là dei confini. Oltre un milione e mezzo di persone son ancora sfollate, mentre centinaia di migliaia vivono da rifugiati nei Paesi confinanti, soprattutto in Siria e in Giordania.
Fonte:UNHCR
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