martedì 19 giugno 2012

LE ROVINE DI ROMA, MONUMENTI NELL'OBLIO


Dalle mura Aureliane al Torrione di Villa Gordiani, dal mausoleo nel parco di Villa De Santis alle arcate di piazza Porta Maggiore: vita dura per i beni archeologici della città

Descrivere i monumenti nell’oblio è un po’ come sparare sulla croce rossa soprattutto in un periodo come questo, in cui bellezze quali il Colosseo e Fontana di Trevi perdono i pezzi. Più difficile, piuttosto, è raccontare di quei beni archeologici “minori” (non di certo per valore storico-sociale) lasciati nel degrado strutturale ma pur sempre orgogliosi rappresentanti del passato della città: passato che rivive nel presente ma domani chissà. Se a maggio una porzione di marmo si fosse staccata dal complesso di villa Gordiani o dal Torrione, ci sarebbe stato lo stesso eco? Tanti i dubbi.

Cinque Giorni dunque si è fatta una passeggiata nel patrimonio nel dimenticatoio per capirne un po' di più. La prima tappa del tour del degrado è al III km della Prenestina, dove giace l’inestimabile struttura patrizia del parco di Villa Gordiani, che conta una villa, una cisterna e un mausoleo risalenti ai primi secoli d.C. Ebbene, se gli spazi verdi adibiti al pubblico non se la passano male, lo stesso non può dirsi per le aree adiacenti ai monumenti dove il “verde” è sin troppo vistoso: «Alta e incolta è l’erba che circonda i resti - dice contrariata Julia, residente della zona -. Difficile arrivare lì a meno che qualcuno abbia voglia di uno slalom nella sterpaglia». Quella sì dimora gustosa per bisce e immondizie.

Stessi problemi appena mille metri più avanti. Al km 2 della strada consolare si erige il Torrione, antico sepolcro augusteo. La struttura è in preoccupante equilibrio e per gli esperti è a rischio cedimento. Che le sensazioni non siano troppo positive lo si percepisce dal fatto che vicino la cella sepolcrale ci sono sporcizia e cucce per animali: segno che qualcuno passa del tempo alla faccia di lucchetti e divieti. A largo Preneste troviamo il Colombario, anch’esso monumento sporco, dimenticato da dio e situato nel bel mezzo di un incrocio alla mercè di smog e indifferenza. Da lì, poi, prendiamo il 19 verso Porta Maggiore, giusto per una fotografia alle imponenti arcate, sotto quali passano baraonde di macchine. Va detto che parte di esse sono tuttora in fase di ristrutturazione. Un buon auspicio testimoniato dalla presenza di impalcature, dove qualche bontempone ha disegnato una grande carota: che stesse pensando alla futuro degrado dell’opera? «Speriamo di no, io comunque opterei per il bastone », scherza Valerio, 26enne neolaureato. Arriviamo quindi a San Lorenzo, dove svettano le Mure Aureliane, in agonia da anni; un crollo lo scorso anno, prima ancora nel 2009 e nel 2007: «Il problema è sotto gli occhi di tutti - dice Barrano dell’associazione Archeologi -. Ci sono tratti con lesioni e crepe. C’è poca manutenzione. Così come per i Castra Praetoria».

Eh già pure loro, poverine, soffrono da matte. Colpa anche dell’inciviltà, che fa attecchire vicino le mura discariche a cielo aperto. Castra, oltreché degradati, pure pericolosi essendo casa improvvisata di senzatetto. Il tour continua all’acquedotto Felice, zona casilina, dove a maggio è caduto un concio da un arco. Acquedotto infelice, verrebbe da dire: «Serve una seria manutenzione - esorta Gianni, novello architetto -. Se la cura viene meno alcune parti possono essere aggredite da clima e smog». Discorso valido purtroppo per tutti gli altri magnificenti acquedotti di Roma. Che futuro ci attende dunque? A chi dare la colpa? Per Borrano «a livello governativo le politiche degli ultimi anni non hanno aiutato un paese dove alla cultura non si riesce a destinare nemmeno un 1% di Pil e dove le sovraintendenze statali hanno carenze di risorse e personali». E il Campidoglio? Per il consigliere regionale Idv Rodano «è un’amministrazione che sulla tutela dei beni è stata deficitaria. Il commissariamento delle aree archeologiche non ha portato a nulla». Chi invece gode di ottima salute è il parco archeologico di Villa De Santis, dove si chiude il nostro tour. Proprio qui, nello storico polmone verde del Prenestino-Labicano che lambisce la Casilina, sono presenti reperti meravigliosi, tra cui il mausoleo di Elena, circondato da un verde rigoglioso e da uno spazio ben curato: «Amiamo quest’area così bella - raccontano Anna e Patrizia -. Speriamo che il cemento non rovini lo scenario limitrofo». Sul quartiere Casilino, infatti, incombe un progetto devastante di lottizzazione.

di Marco Montini 

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