Nei primi tre mesi di
quest’anno sono cessate 146.368 imprese: praticamente 1.626 al giorno.
L’allarme è lanciato dalla CGIA di Mestre che ha analizzato la
nati-mortalità delle imprese italiane.
Se il saldo (cioè la
differenza tra le nuove iscrizioni e le cessazioni) nel primo trimestre del
2012 è stato negativo (-26.090), a preoccupare la CGIA non è tanto questo dato,
visto che il primo trimestre presenta quasi sempre un valore
negativo, ma il fatto che ad iscriversi sono aziende che hanno dimensioni
occupazionali minori di quelle che cessano.
“Se tra le aziende fino ad
un addetto c’è una evidente supremazia dei neoimprenditori – sottolinea Giuseppe
Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – quello che preoccupa è che
nelle classi dimensionali superiori il saldo è sempre negativo. Insomma – conclude Bortolussi -
se a chiudere sono le imprese più strutturate che solo in parte vengono rimpiazzate
con altre aventi livelli dimensionali più contenuti, ciò comporta un evidente
aumento dei senza lavoro”.
Rispetto al primo trimestre
2011 la situazione è comunque peggiorata. Se le cessazioni erano state più
contenute di quest’anno (134.909), il saldo però si era attestato su un valore
pari a -9.638. Un dato meno negativo di quello registrato quest’anno.
La differenza, fa notare la
CGIA, è riconducibile alla classe dimensionale riferita alle partita iva senza
dipendenti. Infatti, se quest’anno per questo comparto la differenza tra la
natalità e la mortalità è stata pari a +3.987, l’anno scorso aveva
superato le 19.000 unità (precisamente +19.369).
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