Proprio
così. Il dato è emerso dalla tabella fornita dalla Protezione Civile, in cui
vengono classificati gli ospedali per anno di costruzione, dividendoli per
regione e per periodo: da prima del 1800 fino ad oggi.
“Gli edifici
più datati – ha fatto sapere Daniela Pedrini, presidente della Società italiana
dell’architettura e dell’ingegneria in sanità – sono stati realizzati con le
normative sismiche del tempo e oggi necessitano, ovviamente, di adattamenti
importanti per essere al passo con le nuove norme”. “Questo – ha poi aggiunto
-implica non solo l’adeguamento delle strutture, ma anche degli elementi non
strettamente strutturali e degli impianti, così da garantire la piena
funzionalità e sicurezza dell’intero complesso”.
Per la Pedrini, il vero
problema è che le normative sono andate avanti, ma gli adeguamenti per la
sicurezza, a causa delle scarse risorse, sono state fatte a macchia di
leopardo. L’ingegner Giuseppe Paradiso, responsabile tecnico aziendale della
Gedi di Altamura, nel Barese, ha spiegato che il mancato utilizzo di cemento
armato rende infatti tali edifici più fragili. Ma anche quelli per i quali è
stato impiegato il cemento armato, costruiti prima del terremoto in Irpinia
(1980), vanno comunque considerati a rischio.
“Le regole –
ha fatto sapere l’ingegnere – erano pressoché inesistenti, si costruiva senza
pensare al territorio e a volte senza fare gli opportuni accorgimenti statici”.
L’esperto ha poi lamentato il
fatto che spesso si punta più al risparmio che alla sicurezza. Andrebbe perciò
rivisto il sistema delle gare d’appalto e la logica di aggiudicazione elle
stesse. Secondo Paradiso sarebbe necessario eliminare le gare al massimo
ribasso, privilegiando così le offerte tecnicamente migliori e allo stesso
tempo più vantaggiose economicamente.
A causa delle scosse
telluriche che a partire dal 20 maggio scorso hanno colpito l’Emilia, numerosi
sono stati i pazienti degli ospedali di Mirandola e Finale Emilia trasferiti in
parte presso le sedi ospedaliere della provincia, e in parte presso le
strutture dell’Azienda Usl di Reggio Emilia. Duecento solo le persone
ricoverate nel nosocomio di Carpi e fatte evacuare dopo i danni provocati dal
sisma.
8 Giugno 2012
Palma Maria Roberta Frascella
Fonte: http://diritti.fattoquo.info
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