sabato 9 giugno 2012

OSPEDALI ITALIANI, LA PROTEZIONE CIVILE LANCIA L’ALLARME: IL 15% È A RISCHIO SISMICO


Proprio così. Il dato è emerso dalla tabella fornita dalla Protezione Civile, in cui vengono classificati gli ospedali per anno di costruzione, dividendoli per regione e per periodo: da prima del 1800 fino ad oggi.

Gli edifici più datati – ha fatto sapere Daniela Pedrini, presidente della Società italiana dell’architettura e dell’ingegneria in sanità – sono stati realizzati con le normative sismiche del tempo e oggi necessitano, ovviamente, di adattamenti importanti per essere al passo con le nuove norme”. “Questo – ha poi aggiunto -implica non solo l’adeguamento delle strutture, ma anche degli elementi non strettamente strutturali e degli impianti, così da garantire la piena funzionalità e sicurezza dell’intero complesso”.

Per la Pedrini, il vero problema è che le normative sono andate avanti, ma gli adeguamenti per la sicurezza, a causa delle scarse risorse, sono state fatte a macchia di leopardo. L’ingegner Giuseppe Paradiso, responsabile tecnico aziendale della Gedi di Altamura, nel Barese, ha spiegato che il mancato utilizzo di cemento armato rende infatti tali edifici più fragili. Ma anche quelli per i quali è stato impiegato il cemento armato, costruiti prima del terremoto in Irpinia (1980), vanno comunque considerati a rischio.

Le regole – ha fatto sapere l’ingegnere – erano pressoché inesistenti, si costruiva senza pensare al territorio e a volte senza fare gli opportuni accorgimenti statici”.

L’esperto ha poi lamentato il fatto che spesso si punta più al risparmio che alla sicurezza. Andrebbe perciò rivisto il sistema delle gare d’appalto e la logica di aggiudicazione elle stesse. Secondo Paradiso sarebbe necessario eliminare le gare al massimo ribasso, privilegiando così le offerte tecnicamente migliori e allo stesso tempo più vantaggiose economicamente.

A causa delle scosse telluriche che a partire dal 20 maggio scorso hanno colpito l’Emilia, numerosi sono stati i pazienti degli ospedali di Mirandola e Finale Emilia trasferiti in parte presso le sedi ospedaliere della provincia, e in parte presso le strutture dell’Azienda Usl di Reggio Emilia. Duecento solo le persone ricoverate nel nosocomio di Carpi e fatte evacuare dopo i danni provocati dal sisma.

8 Giugno 2012

Palma Maria Roberta Frascella

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