mercoledì 27 giugno 2012

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Il Governo ha presentato un progetto di legge per la legalizzazione, regolata e controllata, di produzione e commercializzazione della marijuana. Obiettivo: combattere il potere del narcotraffico

Si appresta a diventare il primo paese al mondo a legalizzare l’uso, la vendita e la produzione di marijuana. «Qualcuno deve pur cominciare. L'Uruguay è un Paese piccolo, e qui sarà più facile capire se la liberalizzazione funziona». Un progetto di legge introdotto dal partito del presidente José Mujica, un ex-guerrigliero di sinistra, è stato presentato in parlamento, dove l’approvazione è sicura, poiché lo sostengono anche le forze d’opposizione. L'Uruguay è dunque intenzionato a diventare il primo Stato al mondo produttore legale di marijuana.

A partire da settembre il governo di Montevideo destinerà 100 ettari a piantagioni di cannabis e la prima raccolta avverrà dopo sei mesi. Si prevede una produzione di 27 tonnellate l'anno, destinata agli oltre 100 mila consumatori del Paese. Due gli obiettivi del provvedimento: ridurre il potere delle gang criminali che sfruttano il commercio di cannabis e possibilmente distogliere anche i consumatori da droghe pesanti come la cocaina.  L'idea di Mujica fa parte di un pacchetto sicurezza di 15 punti e dovrà essere approvata dal Congresso.

Non dovrebbero esserci problemi, perché il suo Frente Amplo controlla la maggioranza dei seggi. Mujica è un ex guerrigliero tupamaro, al potere dal 2010, e finora ha retto l'Uruguay con moderazione. Lo spinello di Stato non ha nulla di ideologico, assicurano a Montevideo, ma è una scelta razionale per contrastare la violenza legata al narcotraffico e contenere il salto dei giovani verso droghe più pesanti. Chi vorrà comprare legalmente fino a 30 grammi di «erba» al mese dovrà iscriversi in una lista ufficiale. Non sarà permessa la vendita a stranieri, per evitare un turismo del consumo e il traffico illegale resterà proibito. «Siamo convinti che la proibizione di certe droghe abbia creato più problemi alla società che le droghe stesse», afferma il ministro della Difesa Huidobro.

Lo Stato sarà l'unico produttore autorizzato, si useranno per la vendita intermediari privati, ma il ricavato nelle casse pubbliche verrà destinato a finanziare progetti di riabilitazione dalle droghe pesanti. Ma le critiche al progetto, dentro e fuori l'Uruguay, non mancano. Obiezioni etiche a parte, viene ribadito l'argomento che una decisione del genere non può essere unilaterale. «Servono azioni comuni - dice dalla Colombia Juan Manuel Santos - perché le distorsioni create tra un Paese che legalizza e un altro dove è tutto proibito possono aggravare il problema». 

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