In
Italia crescono i fatturati del gioco d’azzardo, ma anche i costi sanitari,
sociali, relazionali e legali della sua diffusione. Per questo 17
organizzazioni di vario genere hanno dato vita a “Mettiamoci in gioco”,
campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo, presentata oggi a Roma
presso la sede della Federazione Nazionale Stampa Italiana.
La
campagna è promossa da: ACLI, ALEA, ANCI, ARCI, AUSER, Avviso Pubblico,
CGIL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori, Federserd, FICT, FITEL, Gruppo Abele,
InterCear, Libera, Uisp.
Con
80 miliardi di euro di fatturato annuo, l’industria del gioco d’azzardo è
diventata una delle più importanti del paese. Lotterie, slot machine, poker,
scommesse e giochi d’azzardo di diversa natura hanno inondato il mercato a
ritmi sempre più frenetici. Il risultato di questo sforzo ingente, anche in
termini di marketing e pubblicità, è stata la notevole crescita dei
giocatori, che coinvolge ogni gruppo sociale, compresi pensionati, casalinghe,
giovani.
L’Italia è il primo paese al mondo per spesa pro-capite dedicata
al gioco. Secondo alcune ricerche il 2.2% della popolazione adulta
italiana risulta essere a rischio per il gioco d’azzardo se non
addirittura “vittima” di una patologia.
Una
situazione favorita anche da molti conflitti di interesse, a partire dal fatto
che lo Stato stesso affida al Ministero del Tesoro e delle Finanze – fruitore
di cospicue entrate economiche provenienti dal mercato dell’azzardo – il ruolo
di tutelare i cittadini dai problemi sociali e sanitari correlati alle
dipendenze patologiche indotte dalla progressiva espansione del settore. Una
funzione che, dunque, dovrebbe essere svolta da una diversa Autorità di pari
livello.
Anche
le mafie hanno fiutato l’affare, come testimoniato dalla Relazione
della Commissione parlamentare antimafia del 2011, da molte inchieste della
magistratura e dal rapporto di Libera “Azzardopoli”: il business del gioco
d’azzardo costituisce un interesse specifico di infiltrazione delle grandi
organizzazioni criminali e l’espansione del gioco d’azzardo legale non
contiene, ma alimenta il gioco d’azzardo illegale. Senza contare il nesso
tra gioco d’azzardo e usura, più volte sottolineato dalle fondazioni
antiusura.
A
fronte di una situazione sempre più preoccupante, Istituzioni, organizzazioni
di terzo settore, sindacati, gruppi di giocatori patologici in trattamento,
associazioni di consumatori lanciano la campagna “Mettiamoci in gioco” con
l’intento di limitare la crescita forsennata del gioco d’azzardo,
aumentare le tutele per la collettività e i giocatori, favorire gli interventi
a favore dei giocatori “patologici”.
In particolare la campagna chiede di:
1. Porre
un freno, da parte dello Stato, al modello di “liberalizzazione controllata”
del gioco d’azzardo in Italia, che si è progressivamente trasformato in
insidiosa “deregulation”, come testimonia l’abnorme espansione delle proposte
di giochi in ogni comune d’Italia. Nel frattempo si chiede una moratoria rispetto
all’immissione di nuovi giochi, sia per quantità che per qualità, e la rinuncia
ad ampliare ulteriormente la raccolta e i ricavi derivanti dall’azzardo, anche
nel caso di nuove emergenze nazionali che richiedono l’immediato introito di
risorse.
2. Restituire
un potere decisionale alle comunità locali, ora espropriate di ogni funzione di
“governo” del fenomeno: i sindaci non possono intervenire sulle licenze,
perché totalmente scavalcati dall’attuale legge dello Stato.
3. Impedire
la pubblicità del gioco d’azzardo con appositi divieti, non diversamente da
quanto avviene per il tabacco. Pur consapevoli della normativa europea in
merito, i promotori ritengono che gli Stati nazionali debbano riaprire il
confronto sull’intera questione all’interno della Commissione e nello stesso
Parlamento di Strasburgo.
4. Inserire
il gioco d’azzardo patologico all’interno dei Livelli Essenziali di
Assistenzaprevisti per i servizi sanitari, con una normativa volta a equiparare
il diritto alle cure e l’accesso gratuito e diretto ai servizi già garantiti
nelle altre forme di dipendenza patologica. Al fine di rendere sostenibili i
costi di tale equiparazione si propone di devolvere l’1% del fatturato
complessivo sul gioco alla riparazione dei danni direttamente o indirettamente
provocati dall’espansione del fenomeno. Le risorse da reperire potrebbero
essere così ripartite: per un terzo dalla riduzione delle vincite, per un altro
terzo dagli introiti fiscali dello Stato, per il rimanente terzo dai profitti
dei concessionari e gestori.
5. Costituire
un tavolo di confronto con le associazioni e i servizi impegnati nel settore,
al fine di definire i criteri e le iniziative di una corretta ed efficace
campagna di educazione al gioco e di prevenzione dei rischi indotti dal gioco
d’azzardo. Nello stesso tempo, si chiede la chiusura definitiva della campagna
“Giovani e Gioco” realizzata nelle scuole dai Monopoli di Stato, di cui è stata
segnalata da più parti la discutibile impostazione.
Fonte: http://www.federconsumatori.it
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