“Serve un sistema economico
low carbon, in grado di migliorare il benessere e l’equità sociale, riducendo
in modo significativo i rischi ambientali”
La crisi economica in atto,
il dibattito sulle strade da perseguire per contrastarla, il prossimo summit
internazionale Rio + 20 e le performance positive della green economy sono i
temi che sei associazioni (Legambiente, Kyoto Club, Greenpeace, Fondazione
Symbola, Fondazione Sviluppo Sostenibile, WWF) vorrebbero poter affrontare in
un incontro col Premier Mario Monti, al quale hanno inviato una lettera.
“Egregio Presidente –
scrivono le associazioni -, di fronte ai rapidissimi processi mondiali che si sono
avviati in questi anni in termini di trasformazioni nella geopolitica mondiale,
di attenzione alla gravità dei cambiamenti climatici, di innovazione
tecnologica in quasi tutti i settori della produzione e della vita civile, a
partire dalla produzione di energia, noi
pensiamo che sia urgente mettere a fuoco una visione organica che tenga insieme
la crisi economica, il rischio di cambiamenti ambientali irreversibili e
l’urgenza di ridurre le disuguaglianze
tra fasce sociali e tra aree geografiche. A livello nazionale pensiamo che sia
urgente avviare una pubblica discussione sull’idea di Paese che vogliamo
costruire, su quale futuro (immediato e di medio periodo) riteniamo auspicabile
e verso il quale va stimolato il sistema economico e le istituzioni, a tutti i
livelli, per ridare speranza, capacità competitiva e positive prospettive
occupazionali”.
L’intento è quello di
indicare al Paese gli obiettivi, economici e sociali, verso cui ci si vuole muovere,
con chiarezza di prospettiva, dando certezze al mercato e ai cittadini. In
questa prospettiva, le associazioni vogliono sottolineare il ruolo positivo che
può avere la green economy, intesa nella sua accezione più larga, come sistema
economico low carbon in grado di migliorare il benessere e l’equità sociale,
riducendo in modo significativo i rischi ambientali. Un’economia a basse
emissioni di CO2 infatti, è oggi un’economia che ha imboccato la strada
dell’innovazione di processo e di prodotto, che sa provocare trasformazioni
negli stili di vita e nell’organizzazione sociale e che sa stare al passo con
la competitività internazionale.
Attraverso la green economy
infatti, il Paese può rispondere alla crisi in modo del tutto innovativo dando
priorità e certezza strategica in diversi ambiti: riducendo la dipendenza del sistema energetico
e dei consumi dalle fonti fossili, grazie al balzo in avanti compiuto dalle
rinnovabili “nuovo grande miracolo italiano” in grado di arrivare in breve alla
grid parity, che va valorizzato e non demonizzato, che ha bisogno di certezze e
di equilibrio nella riduzione degli incentivi, che chiede investimenti nelle
smart grids, che può far recuperare al Paese i ritardi accumulati rispetto agli
impegni internazionali assunti, con positivi risparmi per le casse
pubbliche; rinnovando le città e il
sistema dei trasporti: pensando al rinnovamento delle nostre città attraverso
la riqualificazione energetica, la
dotazione di infrastrutture per la mobilità e le TLC, un diverso regime fiscale
che premi la rigenerazione dell’esistente piuttosto che il consumo di suolo
agricolo. Con importanti investimenti nelle “infrastrutture della green
economy”, a vantaggio delle ferrovie e della mobilità urbana,
abbandonando il vecchio e ormai inattuale modello degli investimenti in strade
e autostrade; sviluppando qualità e
innovazione nei settori tradizionali: il
successo della detrazione fiscale del 55% per interventi di qualificazione
energetica nelle case o l’apprezzamento e la fattiva collaborazione dei
cittadini per la messa al bando dei sacchetti di plastica, dimostrano che c’è
una domanda di mercato a cui una lungimirante trasformazione del sistema economico
potrebbe dare le risposte giuste, anche riorientando il sistema manifatturiero
nazionale. È il caso della cosiddetta chimica verde, della ripresa delle
attività agricole, del settore della mobilità sostenibile; consolidando il
risparmio di materie prime, sfruttando i successi della raccolta differenziata,
che ha significato per il Paese avere a disposizione materie prime seconde in
settori chiave come quello della plastica, dell’alluminio, della carta, dei
pneumatici, del vetro; spostando il prelievo fiscale dall'impresa e dal lavoro
al consumo di risorse: cambiando, ad esempio, il bollo auto in tassa sulle
emissioni di CO2, si può stimolare l’innovazione nel settore automobilistico.
Oppure si può intervenire negli oneri di urbanizzazione o nella gestione delle
acque minerali imbottigliate, sul costo del conferimento in discarica o nel
consumo di cave, con interventi lungimiranti che senza mettere in difficoltà le
entrate pubbliche, possono contribuire a spostare il peso fiscale verso il consumo
sbagliato di risorse ambientali.
Sono questi solo alcuni dei
ragionamenti che le sei associazioni vorrebbero presentare al presidente del
Consiglio, anche in previsione del suo annunciato viaggio a Rio.
“E’ nostro auspicio –
concludono le associazioni nella lettera -, che intervenendo in quella autorevole
sede, Lei ancora una volta possa restituire al nostro Paese il ruolo
internazionale che merita e insieme
possa disegnare una prospettiva strategica, di cui mai come ora il nostro Paese
sente il bisogno”.
Fonte: http://www.wwf.it
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