Un documentario dei
giornalisti Katerina Kitidi e Aris Hatzistefanou sulla crisi greca.
Prodotto e diffuso tramite
internet cerca di capire come è stato accumulato l'enorme debito pubblico del
paese e punta il dito contro i responsabili.
Dopo il suo inaspettato
successo, il dibattito è esploso.
I protagonisti di questo
documentario (circa 200 personalità) hanno firmato una petizione per
l'istituzione di un comitato internazionale che investighi sull'origine del
debito e individui i responsabili. Per loro la Grecia avrebbe il diritto di
rifiutare il rimborso del suo "debito ingiustificato", cioè del
debito accumulato attraverso atti di corruzione commessi contro l'interesse
della società.
Debtocracy è un atto
politico e presenta un punto di vista ben definito sugli avvenimenti che hanno
portato la Grecia sull'orlo del baratro.
Le opinioni vanno tutte in
una direzione, quella scelta dagli autori, che fin dai primi minuti mettono in
chiaro il loro modo di vedere le cose: "In quasi 40 anni due partiti, tre
famiglie politiche e alcuni grandi imprenditori hanno portato la Grecia al
fallimento. Questa gente ha smesso di pagare i cittadini per salvare i suoi
creditori".
Il documentario denuncia i
"complici" di questo fallimento.
I primi ministri e i
ministri delle finanze degli ultimi dieci anni in Grecia sono presentati come i
responsabili di una serie di connivenze che hanno spinto il paese nel
precipizio.
Si serve inoltre dei casi dell'Ecuador e dell'Argentina per sostenere la tesi secondo la quale il rapporto di un comitato di esperti può essere utilizzato come strumento di negoziazione per cancellare una parte del debito e il blocco degli stipendi e delle pensioni.
"Cerchiamo di prendere
spunto dagli esempi di paesi che hanno detto no all'Fmi e ai creditori
stranieri. A questo scopo abbiamo parlato alle persone che hanno condotto
questa valutazione in Ecuador e che hanno dimostrato come gran parte del debito
fosse illegale".
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