lunedì 2 luglio 2012

RATING: DOPO ANNI DI DENUNCE ED APPELLI DA PARTE DI ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI, FINALMENTE ANCHE L’ESMA APRE GLI OCCHI SULLE AGENZIE DI RATING.


Con qualche anno di ritardo, anche l'European Securities and Markets Authority (Esma), avvia un'indagine per verificare i criteri di valutazione sul rating delle banche da parte delle tre principali agenzie di rating internazionali: Standard & Poor's, Fitch e Moody's.

Non bastarono le denunce di Adubef e Federconsumatori in merito al comportamento “non professionale” delle società di rating in occasione del fallimento della Lehman Brothers (tripla AAA ancora il giorno prima del crack). Non bastarono le accuse delle due associazioni circa le degenerazioni derivanti dal fatto che gli assetti proprietari delle società di rating erano ormai dominati da potentati finanziari operanti anche nel settore degli investimenti, con manifesta pericolosa commistione tra pagelle assegnate e consigli per gli acquisti alla clientela. Non bastarono le nostre denunce circa  il fatto che all’inizio del decennio passato le entità (stati sovrani e società) che potevano vantare la tripla AAA erano rarissime, mentre oggi (tra le perplessità degli addetti ai lavori) sono centinaia, tanto da convincere la Cina a costituire una propria società di rating, la Dagong. Non bastò l’aver diffidato le società Moody's e Standard & Poor's dall’emettere valutazioni nei confronti dell’Italia, in quanto era emerso che queste non avevano alcuna licenza per svolgere questo delicatissimo ruolo, non avendo superato l'esame di iscrizione richiesto dall'Esma.

E’ stato necessario l’intervento della magistratura, nello specifico del PM Michele Ruggiero (su nostra precisa e circostanziata denuncia alla Procura della Repubblica di Trani, e non per opera dello Spirito Santo, come spesso alcuni media dimenticano di citare) e le valutazioni della Corte dei Conti di danno per il nostro Paese, quantificato in 120 miliardi, per dare la sveglia all’ESMA. 

Ma per Adusbef e Federconsumatori non è assolutamente il caso di esclamare “Meglio tardi che mai!”, perché il mancato intervento delle autorità di controllo comunitario circa il comportamento delle società di rating ha creato e continua a creare troppi danni per i risparmiatori, oltre che per i cittadini di stati sovrani,  visto che il “rating” è ormai richiamato in molte normative anche comunitarie (si pensi alla Mifid, ai prospetti dei fondi di investimento) perché il legislatore lo riteneva costruito con ragionevole oggettività. Ne deriva che un rating non affidabile e prodotto con meccanismi di semplice insindacabile “valutazione” di comitati societari ristretti, dà luogo a ripercussioni fortemente negative nel settore finanziario e, in particolare, a danno dei risparmiatori. 

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