A
Bruxelles l'Europa non è certo uscita dal coma in cui l'ha gettata la crisi
dell'euro. Né le risorse economiche, né - e meno che mai - quelle politiche
messe in campo sono adeguate per resistere a una speculazione in buona parte
promossa da quelle stesse banche e istituzioni finanziarie che tengono sotto
scacco la moneta unica, ma che ne sono anche le principali beneficiarie. I
governi degli Stati membri, sia quelli forti che quelli deboli, sono di fronte
a un'alternativa secca: o salvare banche, finanza e assetto istituzionale dei
cosiddetti mercati; o salvare i diritti: quelli del lavoro, quello al lavoro e
al reddito, quelli alla sicurezza, all'esercizio della cittadinanza, alla
dignità della persona.
Per alcuni governi l'alternativa si pone in maniera stringente: i soggetti da depredare con i cosiddetti compiti a casa (mai espressione più cretina era comparsa nel lessico politico) sono i propri concittadini. Per altri l'alternativa sembra più mediata: per ora a soffrire devono essere i cittadini di altri Stati: per i quali risanare il bilancio del proprio Stato altro non significa che salvare le banche che gli hanno fatto credito in modo irresponsabile negli anni delle vacche grasse: banche per lo più proprio di quegli Stati che oggi vorrebbero insegnare a tutti la moderazione. Ma per tutti il problema sembra ormai solo quello di perpetuare un bluff, di rinviare la resa dei conti con una finanza fuori controllo e prolungare quello stato comatoso: una condizione sull'orlo del baratro, che non offre alcuna chance alla crescita; e meno che mai alla conversione ecologica; e meno ancora alla democrazia.
Per alcuni governi l'alternativa si pone in maniera stringente: i soggetti da depredare con i cosiddetti compiti a casa (mai espressione più cretina era comparsa nel lessico politico) sono i propri concittadini. Per altri l'alternativa sembra più mediata: per ora a soffrire devono essere i cittadini di altri Stati: per i quali risanare il bilancio del proprio Stato altro non significa che salvare le banche che gli hanno fatto credito in modo irresponsabile negli anni delle vacche grasse: banche per lo più proprio di quegli Stati che oggi vorrebbero insegnare a tutti la moderazione. Ma per tutti il problema sembra ormai solo quello di perpetuare un bluff, di rinviare la resa dei conti con una finanza fuori controllo e prolungare quello stato comatoso: una condizione sull'orlo del baratro, che non offre alcuna chance alla crescita; e meno che mai alla conversione ecologica; e meno ancora alla democrazia.
Continua: Guido Viale: Il grande bluff europeo
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