Ci
sono principi che possono garantire la tutela di un bene comune prezioso come
le spiagge. Ecco il decalogo WWF per uscire dalla logica speculativa e
privatistica con cui è stato gestito il
patrimonio di tutti e rientrare nell’alveo dove le prime cose che si tengono in
considerazione sono gli interessi collettivi, come la tutela dello
straordinario patrimonio ambientale costituito dalle nostre spiagge, che devono
essere ben tutelate se vogliamo che continuino a dare ricchezza.
1)
Fermarsi. È la prima cosa da fare, fermare o condizionare fortemente il
rilascio di nuove concessioni. La misura
è ormai colma, l’occupabile in prossimità dei centri abitati è stato occupato e
si rischia che le nuove concessioni
vengano rilasciate nelle zone ora più delicate sia sotto il profilo ambientale
che paesaggistico.
2)
Censire. Come si può vedere dalla
presente relazione è ben difficile avere numeri aggiornati e certi. Un aspetto così
delicato della gestione del territorio del nostro Paese necessita di elementi
conoscitivi più chiari e trasparenti che si possono rapidamente acquisire,
sistematizzare e rendere accessibili.
3)
Ridiscutere. I canoni concessori sono uno scandalo e ancor più il regime
fiscale che governa il settore degli stabilimenti balneari.
4)
Stare in Europa. Gli escamotage italiani per non assegnare per gara le
concessioni scadute non danno dignità al nostro stare in Europa, sono una
perita economica secca, non incentivano l’aumento di professionalità e di qualità
del settore. Usciamo dalla logica di sentirci sempre diversi, chi vuole fare
l’imprenditore lo faccia davvero come avviene all'estero, e non chieda garanzie
che vanno a scapito degli interessi collettivi.
5)
Tutelare. Le spiagge libere sono ormai poche, vanno tutelate al di là di ogni
loro caratteristica naturalistica o paesaggistica. Vanno tutelate come “vuoti”
che riequilibrano il “troppo pieno” che altrove si è realizzato.
6)
Gestire. Introdurre elementi di
attenzione ambientale nella gestione
delle spiagge, non solo di quelle ricadenti all’interno di aree protette o con
vincoli naturalistici. Garantire una maggiore efficienza ambientale degli stabilimenti, significa
renderli più compatibili e diminuire il loro impatto ambientale.
7)
Controllare. Il quadro della situazione
dimostra che vanno assolutamente intensificati i controlli, anche perché le
statistiche inequivocabilmente attestano l’altissima percentuale di illeciti
che viene riscontrata ogni qualvolta questi vengono esercitati. Pertanto
nell’attesa di un riassetto del sistema è quantomeno doveroso e obbligatorio
far sì che le regole fissate vengano rispettate.
8)
Ripensare. È un sistema che va ripensato quello degli stabilimenti in
concessione, che va ridisegnato con una prospettiva lunga, che va tarato e
adattato quasi caso per caso. Il livello di conoscenza e di sensibilità che abbiamo
oggi raggiunto impone alla pubblica amministrazione una riflessione che non può
essere sempre condizionata dagli interessi legati allo status quo.
9)
Riscoprire. La sensibilità è frutto di
educazione e come tale può essere incentivata. La bellezza del mare, delle
spiagge, delle coste, delle dune sabbiose va riscoperta nella sua essenza. Il
valore di questi beni, che non sono di consumo ma che come tali vengono
trattati, impone nuove forme di educazione e di coinvolgimento nella azioni di
gestione e di tutela.
10)
Sottrarre. Tutta la politica di concessione demaniale si è oggi basata sull'aggiungere qualcosa, sul costruire e realizzare, la politica dei rinnovi
deve essere incentrata sulla sottrazione, sull'alleggerimento anche attraverso l’utilizzo
di strutture temporanee di facile rimozione che nel periodo invernale vengono
riposte in magazzini liberando le spiagge.
Fonte: http://www.wwf.it
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