In
almeno tre spiagge italiane le forze dell’ordine agiscono in modi che poco
hanno a che fare con la prevenzione e la repressione del crimine.
In
almeno tre spiagge italiane, dove da decenni si pratica il naturismo, le forze
dell’ordine svolgono azioni che poco avrebbero a che vedere con la prevenzione
e la repressione del crimine. A segnalarlo è l'associazione Radicale
Certi Diritti. Tra i casi riportati vi è quello della spiaggia
dell’Arenauta di Gaeta, dove da alcuni giorni agenti
della polizia municipale e guardia costiera, accompagnati da vigilantes armati
di agenzie private, stazionano nel tratto di spiaggia frequentata da naturisti,
imponendo ai bagnanti di mettersi il costume.
Durante
una conferenza stampa svoltasi venerdì scorso a Gaeta dal Comitato per la
difesa e la tutela della spiaggia dell’Aeronauta, l'associazione ha evidenziato
la disponibilità dell’Assessore all’Ambiente del Comune di Gaeta a individuare
in quell’area la destinazione della pratica del naturismo. Non essendoci una
legislazione nazionale sul tema del naturismo nel corso degli anni la
giurisprudenza ha più volte ribadito che la pratica del naturismo non è
perseguibile perché l'esposizione del corpo nudo su una spiaggia, quando viene
effettuata senza esibizioni, senza platealità e senza scopi provocatori ma con
naturalezza e riservatezza, non può costituire "atto contrario alla
pubblica decenza".
La
Corte di Cassazione ha ripetutamente stabilito che "il nudo integrale
riguarda l’espressione della libertà individuale o derivare da convinzioni
salutiste o da un costume particolarmente disinibito. Esso, se praticato in una
spiaggia appartata, frequentata da soli naturisti, è penalmente
irrilevante". Su quanto sta accadendo nelle spiagge naturiste italiane, i
Senatori Radicali eletti nel Pd, Donatella Poretti e Marco Perduca hanno
depositato ieri una interrogazione urgente al Ministro degli Interni, della
Difesa e del Turismo per conoscere i costi degli interventi delle forze
dell’ordine e delle società di vigilanza privata e se non ritengano che tali
azioni non siano un grave disincentivo al turismo nazionale e internazionale.
Fonte: http://www.cinquegiorni.it
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