Roma,
6 luglio 2012 – Il presidente Nicola Surico: “I tagli della spesa pubblica
siano mirati. Vanno uniti gli organici e accorpate le strutture. Il personale
dei grandi ospedali dovrebbe essere potenziato”
Gli
ospedali che assistono meno di 500 parti all'anno dovrebbero essere chiusi e
rientrare nel decreto sulla spending review. Aumenterebbe infatti la sicurezza
delle madri e dei nascituri, ci sarebbe un risparmio della spesa pubblica e si
aprirebbero nuove possibilità di impiego per i ginecologi nelle strutture più
grandi, dove aumenterebbe il numero delle nascite e servirebbe più personale.
Non solo, l’accorpamento degli organici potrebbe rappresentare una soluzione al
problema della cronica carenza di specialisti in ginecologia. La Società
Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) è d’accordo con il provvedimento
sulla spendig review che dovrebbe portare a una razionalizzazione della rete
ospedaliera. “Oggi in Italia quasi l’8% dei parti ha luogo in strutture che
accolgono meno di 500 parti annui – spiega il prof. Nicola Surico, presidente
SIGO -. Troppo pochi per poter garantire la sicurezza delle nostre pazienti. I
cambiamenti che conseguiranno all'applicazione del decreto potrebbero
realizzare un sistema più moderno e più adatto alle esigenze delle madri. Circa
il 67% delle nascite avviene in ospedali con almeno 1.000 parti annui. Dovremmo
aumentare questa percentuale almeno fino al 90%”. Il clamore provocato nel 2010
da errori di diagnosi e ritardi nell'assistenza ha determinato l’avvio di un dibattito,
anche a livello parlamentare e governativo, approdato nella Conferenza
Stato-Regioni, con l’Accordo del 16 dicembre 2010 sulle nuove Linee di
indirizzo per il percorso nascita. Ma, dopo un anno e mezzo dal piano di
riordino varato dall'ex Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, nel concreto
non vi sono stati cambiamenti significativi. “Le criticità sono evidenti –
continua il prof. Surico -, ad esempio il parto per via chirurgica è spesso
utilizzato per compensare le carenze di punti nascita non adeguati. Il tasso
dei casarei nel nostro Paese, pari al 38%, è il più alto d’Europa ed è il
chiaro segno di problemi organizzativi. La riforma deve però avvenire in
maniera virtuosa senza prevedere tagli al personale, che anzi va potenziato.
Vanno uniti gli organici e chi attualmente lavora in piccoli centri dovrà
supportare le équipe di quelli più grandi”. In base all’ultimo rapporto del
Ministero della Salute sull'evento nascita in Italia sono stati 548 mila i
parti in 549 punti nascita nel 2009. L'87,7% negli Istituti di cura pubblici,
il 12,1% nelle case di cura e solo 0,2% altrove.
Fonte: http://www.medinews.it
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