giovedì 26 luglio 2012

QUANTO VALE LA VITA DI UN PRECARIO


Matteo Armellini

Certe notizie raccontano da sole il Paese in cui viviamo e le sue malattie molto meglio di tutte le chiacchiere e di tutte le dissertazioni possibili.

Matteo Armellini era un giovane operaio, precario come quasi tutti i lavoratori della sua età. E' morto nel gennaio scorso a Reggio Calabria, mentre montava il palco per un concerto di Laura Pausini. Nei giorni scorsi è arrivato alla famiglia il risarcimento dell'Inail.  Non arriva ai 2mila euro: per la precisione 1936,80 euro.

L'Inail, Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è l'ente pubblico che si occupa non solo di risarcire le famiglie dei lavoratori morti o gravemente infortunati sul lavoro ma anche di prevenire quegli incidenti.

La vita di un giovane di 32 anni non la si può risarcire nemmeno con i miliardi, però una cifra del genere è un insulto che copre lo Stato italiano di vergogna. Ma l'Inail si è limitato ad applicare i criteri di risarcimento, che fissano il valore di una vita in base a quanto la vittima aveva guadagnato nei suoi ultimi anni. Lo sanno tutti che i giovani operai precari guadagnano poco, pochissimo.

Questa è la vera emergenza che il governo dell'Italia dovrebbe affrontare. Quella di un Paese in cui si stappa lo champagne perché, al 10 luglio, i morti sul lavoro del 2012 sono “solo” 920 (però senza contare gli immigrati, molti lavoratori al nero e le vittime di lavori usuranti e nocivi, come l'Ilva di Taranto). Quella di un Paese dove i giovani, soprattutto del Sud ma ormai spesso anche nel settentrione, devono tirare avanti con lavoretti precari, malpagati, spesso pericolosi. E se ci rimettono la pelle viene fuori che sul mercato la loro vita non valeva nemmeno 200 euro.

I mercati: da mesi sentiamo ripetere da chi governa l'Italia questa paroletta come se fosse il verbo di Gesù Cristo, che invece era l'opposto. Contano sempre e solo “i mercati”, mai la dignità del lavoro, il diritto alla sicurezza e a un futuro, il valore della vita. 

Un governo che facesse della necessità di affrontare questa emergenza la sua stella polare risolverebbe prima e meglio la crisi, che alle origini è stata provocata proprio da un'orgia di diseguaglianza sociale. Ma soprattutto renderebbe questo Paese un posto molto migliore in cui vivere e far crescere i nostri figli.

Non mi illudo. So che il governo Monti non la farà mai, perché la sua bussola è l'opposto. Ma per noi dell'Italia dei Valori proprio questa dovrebbe essere, all'osso, la missione di un governo di centrosinistra che lavorasse davvero per dare un'alternativa all'Italia. E per questo obiettivo noi continueremo a darci da fare. 


Nessun commento:

Posta un commento